Nella nostra seconda puntata, dedicata ai giocatori che hanno
fatto la storia con la maglia del Cagliari Calcio, tratteremo un
calciatore particolarmente amato e considerato da tutti i
supporter sardi: stiamo parlando del grande attaccante brasiliano
Luis Oliviera. Figura di primissimo piano della compagine sarda
nella prima parte (e sul finire) degli anni ’90 il giocatore
sudamericano, nato in Brasile a San Luis il 24 marzo del 1969 in
una famiglia particolarmente numerosa e aver mosso i primi passi
calcistici nella squadra della città natale, fu scoperto all’età di 15
anni da un procuratore argentino che lo portò nella famosa
compagine belga dell’Anderlecht nella quale ebbe l’onore di
esordire nel marzo del 1988 a soli 18 anni. Il debuttò con la
nazionale dei “Diavoli Rossi” (reso possibile dall’acquisizione della
cittadinanza belga da parte del giocatore sudamericano) avvenne
qualche anno più tardi (siamo nel mese di febbraio del ’92)
contro la compagine tunisina, gara durante la quale, facciamo
notare, segnò anche la rete del vantaggio. E’ proprio dell’anno
appena citato, dopo una serie di stagioni di ottimo livello, condite
da numerose presenze (134), tante reti (44) e ottime prestazioni,
il passaggio del calciatore brasiliano (naturalizzato belga) alla
corte del Cagliari (compagine appena acquistata dal presidente
Cellino e allenata dal grandissimo Carlo Mazzone) per circa 6
miliardi di lire (circa 3 milioni di euro). L’esperienza cagliaritana lo
vedrà subito esordire (per ciò che concerne il campionato) il 6
settembre del 1992 contro la grandissima Juventus (gara
terminata sul risultato sullo 0-0 allo Stadio Sant’Elia) e si rivelerà
colma di gioie e soddisfazioni per il calciatore nativo di San Luis.
Egli metterà, infatti, in mostra nella compagine sarda(con
giocatori del calibro del grande Matteoli, dell’immenso
Francescoli e di un giovane Gianluca Festa, tra gli altri) tutto il suo importante bagaglio tecnico-tattico fatto di dribbling, estro,
fantasia, “finte” (ubriacanti per i difensori avversari) e giocate di
grandissima qualità costituendo con il panamense Dely Valdes
nella stagione successiva all’esordio (siamo nel ‘93-’94) una
temibile coppia d’attacco che ha fatto sognare tutti i supporter
sardi (che hanno i colori rossoblù nel loro cuore), soprattutto
durante la celeberrima cavalcata che portò il team cagliaritano a
un passo dalla Finale di Coppa Uefa(ricordiamo tutti come andò il
doppio confronto con l’Inter nella semifinale della competizione
europea quell’anno (3-2 per il Cagliari nel capoluogo sardo, 0-3
per la compagine nerazzurra in Lombardia)), campagna europea
che vide, come abbiamo detto, il giocatore brasiliano autentico
protagonista e vero e proprio trascinatore. Si ricordi, a tal
proposito, la rete che il calciatore sudamericano di nascita e
belga d’adozione fece negli ottavi di Coppa Uefa al minuto 82
(nella gelida notte fiamminga) all’ottimo Preud’Homme (secondo
la nostra modesta opinione uno dei migliori portieri degli anni ‘80
e ’90) durante la gara contro il Malines il 25 novembre 1993
(partita terminata 3-1 per la compagine sarda per la cronaca)
oppure il gol al quarto d’ora della ripresa contro la Juventus di un
giovanissimo Alessandro Del Piero nei quarti della competizione
che mandarono in estasi tutti i tifosi sardi e tutti i supporter
rossoblù sparsi in ogni angolo del globo. Nei due campionati
seguenti (94-95 e 95-96 per l’esattezza, sempre in maglia
rossoblù,) con il Maestro Oscar Washington Tabarez prima e con
il mitico Giovanni Trapattoni dopo (sostituito il tecnico di Cusano
Milanino a campionato in corso dall’ottimo Bruno Giorgi),Lulù
(cosi era sopranominato il calciatore sudamericano )darà, prima
con un giovanissimo Roberto Muzzi e il sopra citato Dely Valdes e
in seguito con l’attaccante romano e l’uruguaiano Dario Silva (acquistato dopo la cessione dell’atleta panamense alla
famosissima squadra del PSG), un notevole contributo
realizzativo (in particolar modo nella stagione 95-96), che
permisero alla compagine cagliaritana di ottenere due ottimi
piazzamenti (9° posto il primo anno, 10° il secondo) che per poco
non consentirono al team sardo di accedere a una nuova
campagna europea. Nel campionato successivo alle due posizioni
in classifica appena citate (siamo nella stagione 96-97) il
calciatore nativo di San Luis (forse bisognoso di ulteriori stimoli
calcistici) fu ceduto alla Fiorentina per 9 miliardi più il cartellino
del giovane attaccante Giacomo Banchelli costituendo con
l’ottimo Gabriel Omar Batistuta un duo d’attacco di primissimo
livello nel panorama calcistico italiano. La permanenza in viola
(durata tre stagioni) consentì ad Oliveira (dopo i successi maturati
in Belgio) di arricchire la sua bacheca dei trofei con un alloro di
enorme prestigio come la Supercoppa Italiana nell’anno 1996,
premio ottenuto sconfiggendo un grande Milan Campione d’
Italia nelle cui fila militavano campioni di smisurato spessore
calcistico come Maldini, Baresi e Costacurta tanto per citarne
alcuni. Terminata l’esperienza in Toscana nella stagione 98-99, il
calciatore sudamericano scelse di ritornare a giocare in Sardegna
con la maglia del Cagliari. Tale esperienza si rivelò purtroppo
poco felice rispetto alla precedente a causa della retrocessione
del team rossoblù nella serie cadetta del campionato italiano.
Nelle successive stagioni, il calciatore brasiliano decise di giocare
in formazioni che militavano in varie Serie del campionato
italiano come il Bologna (in Serie A), il Como, il Catania, Venezia
(in B), il Foggia, la Lucchese, la Nuorese (in C), il Derthona, nel
campionato dilettanti, ed infine il Muravera in Eccellenza dove
nel campionato 2009- 2010 terminerà la sua gloriosa carriera. Durante queste stagioni sicuramente colme di gioie e
soddisfazioni calcistiche fornirà un notevole contributo non solo
in zona gol, ma darà anche un ottimo apporto in termini di
esperienza e maturità calcistica che certamente hanno fatto
parecchio comodo a tutte le compagini che abbiamo appena
citato. Appesi gli scarpini al chiodo come giocatore sceglierà di
intraprendere (tranne una breve parentesi a Malta come tecnico)
la carriera di allenatore nelle serie minori italiane con alterne
fortune. Cosa possiamo dire, quindi, in conclusione. Possiamo
affermare che, a nostra modesta opinione, il grande attaccante
sudamericano è stato negli anni che ha militato a Cagliari (e non
solo) un calciatore molto forte dal punto di vista fisico e tecnico,
un ottimo finalizzatore, un punto di riferimento nello scacchiere
delle formazioni dove ha militato. Tutto questo unito,
ovviamente, alla sua grande professionalità, alla sua simpatia
fuori dal rettangolo di gioco, e all’indubbia qualità come persona
ne hanno fatto un vero e proprio simbolo, un “uomo spogliatoio”,
all’interno della squadra sarda (e non solo) di quegli anni e lo
collocano, come il mitico Enzo Francescoli (trattato nella puntata
precedente), con pieno merito nella Hall of Fame della
compagine sarda che noi tutti amiamo: il Cagliari ovviamente.