Quando si osserva l'Italia dal balcone della storia, il panorama è sempre affascinante, se non caotico. La recente ascesa di Giorgia Meloni al potere ha riportato alla luce una parola pesante come un macigno: fascismo. Ma, andiamo con ordine, senza lasciarci travolgere dalle passioni del momento.
La Meloni, con la sua retorica decisa e il suo carisma, ha riportato in auge un certo spirito conservatore, quello che canta l'inno di un'Italia orgogliosa e autonoma. Ma da qui a gridare al ritorno del fascismo, il passo è lungo e, oserei dire, scivoloso.
Il fascismo, quello vero, aveva un sapore di totalitarismo, una visione dello Stato che tutto assorbe e tutto comanda. Ora, guardando al governo Meloni, si scorgono tratti liberali e un rispetto per le libertà individuali, anche se a tratti contornato da un aroma conservatore.
Certo, i detrattori non sono pochi e non sono silenziosi. Si parla di centralismo, di una certa rigidità nei confronti dell'Europa e del mondo. Ma, a ben vedere, questa potrebbe essere anche la risposta a un'epoca di incertezza, una reazione a una politica vista come troppo fluida e impalpabile.
Dunque, fascista? La parola è grossa e forse impropria. Questo governo ha il sapore del cambiamento e della reazione, ma etichettarlo troppo frettolosamente potrebbe essere un errore. Come sempre, il tempo sarà il miglior giudice. E nel frattempo, osserviamo con occhio critico, ma aperto alle sfumature.