Il Venerdì Santo, giorno in cui la Chiesa Cattolica commemora la Passione e la Crocifissione di Gesù Cristo, è vissuto in Sardegna con particolare intensità e attraverso riti e tradizioni profondamente radicati nella storia e nella cultura dell'isola. Queste celebrazioni sono parte integrante della Settimana Santa (Sa Chida Santa) sarda, famosa per la sua solennità e le sue suggestive manifestazioni di fede popolare.
Molte delle tradizioni della Settimana Santa sarda, e in particolare del Venerdì Santo, risentono di una forte influenza spagnola, dovuta alla lunga dominazione aragonese e spagnola sull'isola (dal XIV al XVIII secolo circa). Questo si riflette nell'organizzazione delle processioni, nei costumi delle confraternite, nell'uso di statue articolate e in alcuni termini specifici.
S'Iscravamentu (o Su Scravamentu): Questo è forse il rito più toccante e diffuso del Venerdì Santo in Sardegna. Significa "lo schiodamento" o "la deposizione dalla croce". Si tratta di una sacra rappresentazione in cui un simulacro di Gesù Cristo (spesso con braccia snodabili) viene rimosso dalla croce da figure che rappresentano Giuseppe d'Arimatea e Nicodemo, solitamente membri di una confraternita vestiti con abiti tradizionali. Questo rito avviene spesso all'interno della chiesa o sul sagrato, in un'atmosfera di grande commozione e silenzio, rotto solo da canti mesti o preghiere.
La Processione del Cristo Morto: Dopo S'Iscravamentu, il simulacro del Cristo Morto viene deposto in una lettiga o cataletto riccamente addobbato e portato in processione per le vie del paese o della città. È una processione funebre, estremamente solenne.
La Processione dell'Addolorata: Spesso, la processione del Cristo Morto è seguita (o talvolta avviene separatamente) da quella della Madonna Addolorata (Nostra Segnora Dolorosa), la cui statua esprime il dolore della madre per la morte del figlio. Il suo incedere lento e accompagnato da canti specifici contribuisce all'atmosfera di lutto.
Le confraternite laicali (cunfrarìas) giocano un ruolo fondamentale nell'organizzazione e nello svolgimento dei riti. I confratelli, spesso incappucciati (babbalottis) per garantire l'anonimato e come segno di penitenza, portano le statue, i simboli della Passione (Is Misterius), stendardi e lampioni, scandendo il passo lento della processione. Ogni confraternita ha spesso colori e abiti distintivi.
Il Venerdì Santo è un giorno di lutto, silenzio e penitenza. Le campane delle chiese, legate dal Giovedì Santo, tacciono e vengono sostituite dal suono cupo di strumenti tradizionali in legno come le "matraccas" (o "matraculas") e le "tenaglie" (o "reulas"), utilizzati per richiamare i fedeli e accompagnare i riti. Le processioni sono spesso accompagnate da cori che intonano canti polifonici tradizionali (come il Miserere) o da bande musicali che eseguono marce funebri.
Sebbene questi riti siano diffusi in tutta l'isola, alcune località sono particolarmente rinomate per le loro celebrazioni della Settimana Santa e del Venerdì Santo:
Iglesias: Famosa per le sue processioni maestose e di antica origine, con una forte impronta spagnola e la partecipazione di diverse confraternite. La processione del Descenso (S'Iscravamentu) e quella del Venerdì Santo sono tra le più spettacolari.
Castelsardo: Nota per i riti di "Lunissanti" (il lunedì santo), ma anche per le suggestive cerimonie del Giovedì e Venerdì Santo, tra cui "Su Scravamentu".
Cagliari: Nel capoluogo, diverse arciconfraternite storiche (come quelle della Solitudine e del Gonfalone nel quartiere Castello) organizzano processioni molto partecipate, con i riti della Deposizione e le processioni del Cristo Morto e dell'Addolorata che si snodano tra le antiche vie.
Alghero: Città di lingua e cultura catalana, presenta riti che mescolano tradizioni sarde, spagnole e catalane.
Altri centri: Molti altri paesi come Bosa, Oristano, Sassari, Aidomaggiore, Desulo, Santu Lussurgiu, mantengono vive tradizioni specifiche e molto sentite.
Il Venerdì Santo in Sardegna è una giornata che va oltre la semplice commemorazione religiosa; è un evento culturale profondo, un momento in cui la comunità si riunisce per rivivere, attraverso riti antichi e partecipati, il dramma della Passione, esprimendo fede, dolore e speranza nella Resurrezione.
![]()