La Chiesa di Cristo Re si trova ai piedi di Monte Urpinu di Cagliari su un terreno di proprietà della Congregazione delle Suore Figlie Eucaristiche di Cristo Re che diedero l’incarico del progetto a Giuliana Genta e Silvano Panzarasa, giovani architetti romani, dopo la rinuncia e grazie alla segnalazione di Adalberto Libera.
La chiesa ha pianta di forma quadrangolare ma presenta un impianto centrale a base esagonale (composto da triangoli equilateri), impostato su pilastri triangolari da cui si diramano a mezza altezza pilastri stellati a tre punte, le cui nervature proseguono come costoloni della copertura a guglia esagonale stellata.
Nella parete di fondo si trovano l'altare maggiore, le custodie, e le sacrestie; sulle pareti laterali si trovano: due altari minori, il confessionale e la fonte battesimale.
La luce penetra attraverso lunghe vetrate policrome che affiancano i pilastri dei muri perimetrali, e dalla differenza di colore con le vele della cupola che sono in laterizio intonacato di bianco. Il doppio ordine di pilastri crea un ambiente centrale e un portico concentrico sul cui fondo cui si imposta l’altare e sui cui lati le navate laterali. Il prospetto principale denuncia questa organizzazione basilicale interna attraverso la tripartizione della facciata, l’arretramento della parte centrale per ospitare l'ingresso sovrastato dal grande rosone centrale di forma esagonale formato da sei triangoli equilateri, realizzato in alluminio anodizzato. I fronti presentano un notevole effetto grafico grazie all’uso di elementi lapidei squadrati di diversa natura e a punta di diamante.
Al termine dell’Anno liturgico si celebra la 34a domenica del cosiddetto «Tempo ordinario». La solennità, che cade di norma negli ultimi dieci giorni di novembre, è dedicata a Gesù Cristo Re dell’universo. In tal modo si vuole sottolineare che Cristo redentore è il Signore della storia, l’inizio e la fine del tempo.
L’istituzione della festa fu decisa da papa Pio XI, l’11 dicembre 1925, a conclusione del Giubileo che si celebrava in quell’anno. Come ha scritto lo studioso padre Francesco Maria Avidano, la relativa devozione si pone in riparazione del grido blasfemo contro Gesù, riportato dai Vangeli: «Non abbiamo altro re che Cesare».
Nei tre giorni precedenti la solennità di Cristo Re i devoti recitano uno specifico Triduo. Le invocazioni domandano in particolare che il Cuore di Gesù trionfi su tutti gli ostacoli al regno del suo amore. Mediante l’intervento della Madonna, poi, si auspica che tutti i popoli – disuniti dalla ferita del peccato – si sottomettano all’amore di Cristo.
Papa Leone XIII, l’11 giugno 1899, consacrò la Chiesa, il mondo e tutto il genere umano a Cristo.
La formula dell’orazione, se viene recitata pubblicamente nella solennità di Gesù Cristo Re dell’universo, fa acquisire l’indulgenza plenaria.
L’atto di consacrazione è ricco di richiami all’amore di Cristo per l’intera umanità. Un amore che si è reso visibile proprio nella totale donazione di se stesso sulla croce. La preghiera è anche una richiesta di perdono collettivo e recita fra l’altro: «Molti, purtroppo, non ti conobbero mai; molti, disprezzando i tuoi comandamenti, ti ripudiarono. O benignissimo Gesù, abbi misericordia e degli uni e degli altri e tutti quanti attira al tuo sacratissimo Cuore. O Signore, sii il re non solo dei fedeli che non si allontanarono mai da te, ma anche di quei figli prodighi che ti abbandonarono».