L'universitario sardo Salvatore Calvia e il Risorgimento italiano

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  Il Congresso di Vienna che segue il periodo napoleonico, ristabilisce l’assetto assolutistico dei regni in Europa provocando di fatto un ventennio di insurrezioni popolari che sfociano indissolubilmente nella Primavera dei Popoli nel 1848. Il fine dei moti del ‘48, è quello di cambiare i governi della cosiddetta “restaurazione” con organismi politici liberali. Il 12 Gennaio 1848 la Sicilia si rivolta contro il governo borbonico: è l’inizio di un grande cambiamento politico in Europa; anche in Francia e Germania si verificano simili eventi. L’insurrezione siciliana, ispira quella di Napoli del 27 Gennaio, e costringe il re Ferdinando II a promuovere una Costituzione l’11 Febbraio; l’11 Febbraio vede anche Leopoldo II di Toscana, cugino dell’imperatore Ferdinando I d’Austria, a concedere la Costituzione, suscitando grandi ammirazioni ovunque. 

  L’esempio borbonico fu seguito dal Re di Sardegna Carlo Alberto con lo “Statuto Albertino” e dal pontefice Pio IX per lo Stato della Chiesa. A Marzo del 1848 anche Vienna è sotto gli effetti della rivoluzione, così come altre zone dell’impero austriaco. In tutto il Regno Lombardo-Veneto, di fatto dominato dagli austriaci, scoppiano rivolte: Venezia si solleva contro l’Austria, e Milano conosce le famose “5 giornate”: la serie di avvenimenti conduce all’inizio della 1° guerra di indipendenza italiana. La sera del 10 febbraio 1848, dalla loggia del Quirinale, il pontefice cattolico Pio IX, a conclusione di un suo celebre discorso, offre quelle parole che nessuno si aspetta: “Benedite, gran Dio, pur anche l’Italia”; il momento è emozionante, e si trasforma in un eco che riecheggia su tutta Roma e l’Italia intera. Dire “Italia” pubblicamente non era possibile per quei tempi e poteva essere frainteso e preso come atto rivoluzionario, ribelle, sovversivo. Credo che la frase di Pio IX possa essere considerata come una benedizione alle armi per liberare l’Italia dall’Austria. Nel Marzo 1848 il Papa Pio IX, seguendo gli avvenimenti politici rivoluzionari europei, concede al popolo del territorio pontificio lo “Statuto Fondamentale pel Governo Temporale degli Stati della Chiesa”; tale novità è di grande importanza, e in linea con le Costituzioni promulgate nei loro regni da Carlo Alberto di Sardegna, Ferdinando II delle Due Sicilie, Leopoldo II di Toscana. 

  Di grande rilievo è la firma di un accordo politico tra lo Stato Pontificio, il Regno di Sardegna e il Granducato di Toscana, conosciuto come “Lega doganale”; è Pio IX a ispirare e volere questa comunione doganale volta a realizzare l’unificazione economica, e poi politica, dell’Italia attraverso un’idea di nazione federale. Il progetto della “Lega doganale”, subirà difficoltà nei suoi intenti per via delle vicende che daranno vita all’imminente 1° Guerra d’Indipendenza Italiana nel 1848. Nel Marzo del 1848, Carlo Alberto Re di Sardegna varca il fiume Ticino, che rappresenta il confine col Lombardo-Veneto, e innalza per la prima volta nella storia la bandiera Tricolore. A Roma, si accende l’entusiasmo per quella che viene chiamata da tutti “Italia Libera”; presso il Caffè della Sapienza, in piazza del Popolo e nel Colosseo, avvengono gli arruolamenti e le adesioni di numerosi studenti per la formazione del Battaglione Universitario Romano, mobilizzato, conosciuto come “Tiragliori”. Il sardo Salvatore Calvia, nativo di Mores, è tra gli studenti che volontariamente entrano a far parte dei ranghi militari pontifici: lo immagino, in senso poetico, sulla sabbia del Colosseo, a giurar fedeltà all’Italia; è certamente convinto di questo atto, nonostante il rischio di perdere la vita, di lasciare tutto quello che aveva costruito e voluto dai primi giorni di partenza dalla sua amata Sardegna. L’ideale patriottico del Calvia è in sintonia con i sentimenti di tutti coloro che scrivono sui muri delle città, e gridano per le strade la famosa sigla “W Pio IX”.