Il concorso, organizzato dal Laboratorio di Antropologia visuale
“Fiorenzo Serra” della Società Umanitaria di Sassari, si è concluso
ieri sera con la cerimonia di premiazione alla Camera di commercio del
nord Sardegna. Il tema di quest’anno è stato “Aspetti materiali e
simbolici del pastoralismo”. Alla vincitrice, presente in sala, è
stata consegnata una targa ricordo insieme al premio di tremila euro.
Il film è la ricerca di una chiave di comprensione della libertà,
della conoscenza e della civiltà nei vasti spazi artici della Siberia,
a centinaia di miglia da abitazioni umane, attraverso gli occhi di
Zakhar, un bambino indigeno di 7 anni. “Grazie alla regista Ksenia
Elyan per aver narrato, attraverso l’originalità del suo sguardo ed
una visione poetica di questa realtà, una storia di terre lontane ma
prepotentemente vicine nei sentimenti che accomunano e rendono uguali
tutti gli esseri umani”, si legge nelle motivazioni del premio.
Al secondo posto si è piazzato Sheep hero, dell’olandese Ton Van
Zantvoort: la storia di un pastore olandese di pecore che, accanto a
una concezione idealista e a tratti romantica del suo lavoro, svela le
contraddizioni di un’attività tradizionale in un mondo globale, in uno
scontro fra le esigenze di un pastore e del suo gregge e quelle di una
realtà fondata sulla massimizzazione dei profitti. Chiude la terna dei
vincitori In questo mondo, dell’italiana Anna Kauber, che narra con
grande delicatezza il lavoro sfiancante di oltre cento donne pastore
in Italia, tra i 20 e i 102 anni, simbolo di come si possa sconfiggere
qualsiasi cosa, compresi i pregiudizi di occhi annebbiati da secoli di
maschilismo, machismo o “meschinismo”. Al secondo e terzo classificato
sono stati assegnati, rispettivamente, 2000 e 1000 euro.
Menzione speciale, infine, per Climbing the universe, della regista
nuorese Monica Dovarch.
La sezione dedicata ad Antonio Simon Mossa, che raccoglie i film
incentrati su tematiche sociali, è stata invece vinta dal regista
Stalin Kalidas con A tale of bad morning in India, sulla miserrima
vita degli spazzini manuali e sulla discriminazione sociale tuttora
imperante in quel Paese; al vincitore è andato un premio di 1500 euro.
Menzione speciale per l’italiano Pescamare, di Andrea Lodovichetti,
“per aver saputo trasmettere l’importanza della vita e del duro e
appassionante lavoro del pescatore di professione ricostruendo le
memorie, la continuazione e la ripresa attuale di un saper fare che fa
parte dell’eredità culturale immateriale del nostro Paese”.
Il Fiorenzo Serra Film Festival ha raccolto oltre 860 film provenienti
da tutto il mondo. Di questi sono stati selezionati circa trenta
lavori per le due sezioni, con un lungo lavoro di scelta e
valutazione.
Ad assegnare i premi è stata la giuria composta da Fabio
Olmi (direttore della fotografia e figlio del regista Ermanno),
Alessia Glielmi (antropologa dell’Università di Torino), Sebastiano
Mannia (antropologo dell’Università di Palermo), Giannetta Murru
Corriga (antropologa esperta di pastoralismo in Sardegna), Antonio
Bisaccia (direttore dell’Accademia di Belle Arti “Mario Sironi” di
Sassari), Rosanna Castangia (titolare della casa di produzione
cinematografica Bencast), Giuliano Marongiu (artista sardo ed esperto
di etnografia), Simonetta Columbu (attrice e figlia del regista sardo
Giovanni Columbu), Lorenzo Hendel (regista televisivo e
documentarista, responsabile editoriale della trasmissione DOC3) e
Pietro Simon, figlio di Antonio Simon Mossa. La serata è stata
presentata da Silvia Busia.
La rassegna è stata realizzata in collaborazione con la Regione
Autonoma della Sardegna, il Comune di Sassari, l'Accademia di Belle
Arti “Mario Sironi” di Sassari, la Camera di Commercio di Sassari, il
Dipartimento di Storia e scienze dell’uomo dell’Università di Sassari
e la Filmoteca Regionale Siciliana.