La Sella del Diavolo: tra il degrado e l’ignavia delle istituzioni

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  Cagliari, fine settembre 2024. La Sella del Diavolo, uno dei luoghi più suggestivi e ricchi di storia e natura della nostra isola, continua a essere violata dall’incuria e dalla totale mancanza di rispetto, non solo dei soliti incivili, ma soprattutto delle istituzioni che dovrebbero garantirne la tutela. C'è da chiedersi: quante volte dovremo assistere a questo scempio prima che qualcuno prenda sul serio la salvaguardia del nostro patrimonio naturale? Mountain bike che solcano sentieri non tracciati, trampolini costruiti a discapito della vegetazione mediterranea, solchi d’erosione sempre più profondi: questa è la triste realtà che ogni giorno deturpa l'area naturalistica della Sella del Diavolo. 

  Un’area che dovrebbe essere un vanto per Cagliari e la Sardegna, e che invece sembra essere diventata terra di nessuno, alla mercé di chiunque voglia divertirsi senza rispetto per ciò che lo circonda. E mentre la devastazione continua, le autorità pubbliche - Regione autonoma della Sardegna e Comune di Cagliari in testa - si crogiolano nell'ignavia più totale, dormendo sonni tranquilli e lasciando che questo scempio prosegua indisturbato. Eppure, le norme ci sono e parlano chiaro: il transito delle mountain bike è vietato, l’apertura di nuovi sentieri non è permessa. Ma, come troppo spesso accade, le norme restano sulla carta, ignorate da chi dovrebbe farle rispettare. Gli aggiornamenti dei piani di gestione dei siti di importanza comunitaria (S.I.C.) "Torre del Poetto" e "Monte S. Elia, Cala Mosca e Cala Fighera" sono stati approvati più di un anno fa, eppure nulla è cambiato. La vegetazione viene tagliata senza ritegno per far spazio a nuovi percorsi ciclabili, e nessuno ne risponde. È questa la tutela che merita un luogo di tale valore? Il Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG) ha alzato la voce, ha segnalato, ha richiesto l’applicazione delle sanzioni previste per queste violazioni. Ha coinvolto la Procura della Repubblica, i Carabinieri, la Polizia Locale, ma non basta. La domanda resta: quanto tempo dovrà ancora passare prima che qualcuno intervenga davvero? Perché è evidente che non basta un decreto o una legge per proteggere un luogo, se poi non c’è la volontà politica e amministrativa di farli rispettare. La Sella del Diavolo è molto più di un semplice promontorio. È un luogo identitario, un simbolo di Cagliari e della sua storia.

  Dalle testimonianze archeologiche di epoca punico-romana alle torri costiere, dalle vestigia militari ai tesori naturalistici, rappresenta un patrimonio inestimabile che dovrebbe essere consegnato intatto alle future generazioni. Eppure, è trattato con la stessa attenzione che si riserva a un terreno incolto. Ci si chiede se le amministrazioni pubbliche competenti abbiano mai realmente compreso il valore di questo luogo, o se abbiano deciso di abbandonarlo all’incuria in attesa dell’ennesimo progetto di tutela che resterà solo sulla carta. Dov’è l’impegno concreto? Dov’è il rispetto per un’area che è stata inserita nella Rete Natura 2000 e che, a pieno titolo, rientra tra le “aree naturali protette” ai sensi della legge nazionale? La realtà è che la tutela della Sella del Diavolo è diventata l’ennesima dimostrazione della nostra incapacità di prenderci cura di ciò che abbiamo di più prezioso. E allora, la domanda è una sola: quanto ancora dovremo aspettare perché si passi dalle parole ai fatti? Quanto tempo dovrà ancora passare prima che il pubblico dimostri di saper gestire un bene così prezioso senza ridurlo in polvere, come è accaduto troppo spesso in passato? Le leggi ci sono, i vincoli ci sono, i piani di gestione ci sono. Manca solo una cosa: la volontà di farli rispettare. Ma fino a quando il potere pubblico continuerà a chiudere gli occhi di fronte a questi scempi, continueremo a perdere pezzi della nostra identità, della nostra storia e del nostro territorio. E se non siamo capaci di proteggere la Sella del Diavolo, cosa saremo mai capaci di tutelare?