Con l'arrivo dell'autunno e le prime piogge, i boschi della Sardegna si riempiono di funghi, attirando non solo appassionati, ma anche veri e propri razziatori. Mentre in gran parte d'Italia esistono normative regionali che regolamentano la raccolta dei funghi, la Sardegna rimane l'unica regione priva di una legge specifica, creando una sorta di "Far West" che si traduce in un assalto indiscriminato ai boschi.
In molte zone dell'isola, i danni sono visibili: prati e pascoli devastati, conflitti con proprietari terrieri e allevatori. Il fenomeno ha spinto diversi sindaci, come quelli di Scano Montiferro e Desulo, a denunciare pubblicamente l'inciviltà di alcuni raccoglitori.
Nonostante le proposte di legge regionali, nessuna è stata finora approvata, lasciando la situazione in stallo.
Tuttavia, un aspetto giuridico è chiaro: nei demani civici, la raccolta dei funghi è riservata esclusivamente ai residenti titolari dei diritti di uso civico, come stabilito dalla legge n. 1766/1927 e successivi aggiornamenti. Questo diritto fondamentale, chiamato fungatico, garantisce ai cittadini locali l’accesso esclusivo ai prodotti naturali del territorio.
Con oltre il 92% dei Comuni sardi coperti da demani civici, è fondamentale che le amministrazioni locali appongano cartelli chiari nei punti di accesso ai boschi, informando i visitatori della riserva di diritti a favore delle comunità locali. In mancanza di una normativa regionale, questa semplice misura contribuirebbe a tutelare l’ambiente e i diritti delle collettività locali, oltre a scoraggiare i raccoglitori non autorizzati.