La crisi, per i sardi, non cancella la voglia di Natale. Per questo dicembre, le famiglie isolane spenderanno complessivamente 726 milioni di euro, con un incremento di 41 milioni rispetto al 2023. Di questa somma, la fetta più consistente, ben 501 milioni, sarà destinata a prodotti alimentari e bevande: un segnale che testimonia la centralità del buon cibo nelle celebrazioni e la solidità del comparto enogastronomico locale.
I dati, elaborati dall’Ufficio Studi di Confartigianato Sardegna su fonti Istat e UnionCamere, raccontano una Sardegna che non rinuncia alla tradizione ma che guarda con pragmatismo al territorio. "L'acquisto di questi prodotti e servizi è un gesto che deve entrare nella quotidianità di ciascuno", afferma Giacomo Meloni, presidente di Confartigianato Sardegna. Un invito a prediligere il “made in Sardegna”, non solo per il Natale ma come scelta sistematica, capace di sostenere la fragile economia locale.
Le cifre, d’altronde, parlano chiaro.
La spesa si distribuisce in maniera non omogenea tra le province: Cagliari guida con 196 milioni (135 destinati al cibo e 61 ad altri prodotti tipici del Natale), seguita da Sassari-Gallura con 222 milioni complessivi (154 per alimentari e 69 per regali e servizi). Numeri inferiori, ma non meno significativi, si registrano nel Sud Sardegna (149 milioni), Nuoro (91 milioni) e Oristano (67 milioni). Dietro queste somme si muovono 8.450 imprese artigiane che, con i loro 20.654 addetti, rappresentano il 30,1% del tessuto produttivo sardo.
Non solo cibo. È un Natale che riconosce valore anche all’artigianato artistico, tipico e tradizionale, con la sua ampia offerta di gioielli, tessuti, articoli per la casa, giocattoli e servizi alla persona. "Scegliere un regalo prodotto da una impresa artigiana è un gesto che valorizza il lavoro, la creatività, l’ambiente e la comunità", sottolinea Daniele Serra, segretario di Confartigianato Sardegna. È una scelta etica, ma è anche una scelta economica: sostenere gli artigiani significa generare reddito, preservare tradizioni e rafforzare i legami comunitari in un momento in cui il rischio di spopolamento e marginalità è un nervo scoperto.
I dati nazionali confermano un trend simile. Secondo Confartigianato, a livello italiano le famiglie spenderanno 26,5 miliardi, con un aumento del 27,6% rispetto alla media annuale.
La Lombardia guida con 4,6 miliardi di euro, seguita dal Lazio e dal Veneto. Qui come in Sardegna, due terzi della spesa natalizia sono destinati ai prodotti alimentari e alle bevande.
Dietro la freddezza dei numeri, emerge però una realtà più sfumata. Il Natale è festa, sì, ma è anche un momento in cui il portafoglio viene alleggerito con una leggerezza che forse non ci si può più permettere. Confartigianato ha il merito di riportare l’attenzione sul valore di ciò che è locale, artigianale e durevole, in un mercato dominato dalla logica del consumo rapido. Ma resta la questione più grande: è sostenibile questa corsa al consumo in un’Isola che arranca? La risposta non si trova sotto l’albero, ma nella capacità di trasformare queste festività in un punto di partenza per un rilancio economico che sappia coniugare identità, innovazione e futuro.