In Sardegna, il settore degli appalti pubblici si trova ora di fronte a una brusca frenata dopo l'accelerazione registrata nel 2023. Secondo il report del Centro Studi della Cna Sardegna, nei primi nove mesi del 2024, la spesa pubblica in appalti è crollata del 61% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, con un numero di bandi in calo del 21%. Da un punto di vista economico, questo arresto, piuttosto che essere un’improvvisa crisi, rappresenta un "ritorno alla normalità" dopo lo straordinario impulso del 2023, dovuto alla corsa per utilizzare al meglio i fondi del PNRR e ad altre scadenze imposte a livello centrale per evitare di perdere risorse cruciali.
Le cifre non mentono: a fronte di 750 milioni di euro di lavori messi a gara e 464 bandi pubblicati, il 2024 mostra un rallentamento notevole rispetto al periodo gennaio-settembre del 2023. I dati del report indicano inoltre un mercato degli appalti sardo sempre più "modesto", con una media di 50 gare mensili – un valore significativamente inferiore agli oltre 80 bandi del biennio 2018-2019 e ai circa 60 del 2023.
L'entrata in vigore del nuovo Codice degli Appalti a luglio 2023 ha certamente contribuito a questa contrazione, introducendo nuovi criteri e procedimenti che hanno rallentato l'attività di molte stazioni appaltanti. Ma non è solo la burocrazia a frenare il settore: la graduale chiusura dei finanziamenti del PNRR e l’ondata di rincari sui materiali di costruzione hanno complicato ulteriormente il quadro. Il risultato è un mercato degli appalti pubblico fortemente polarizzato, dove la domanda si assottiglia, i progetti sono meno ambiziosi, e la capacità di spesa media si attesta su livelli inferiori rispetto al recente passato.
Il report della Cna Sardegna evidenzia una riduzione della domanda che coinvolge non solo la Regione ma anche comuni e province, che hanno ridotto la propria attività del 21% e del 26%, rispettivamente.
Anche le aziende speciali, che spesso rivestono ruoli chiave nella gestione delle opere pubbliche, registrano una contrazione quasi del 60% rispetto al 2023. La portata e la dimensione dei progetti messi a gara si sono praticamente dimezzati, riflettendo un approccio più cautelativo e difensivo da parte delle amministrazioni locali.
Secondo Francesco Porcu e Antonello Mascia della Cna Sardegna, questo quadro aumenta le incognite per le imprese locali. Con l'esaurirsi del ciclo di investimenti del PNRR, le prospettive per il settore costruzioni e appalti sono tutt'altro che rosee: le banche hanno alzato le barriere all’accesso al credito, i prezzi dei materiali continuano a rimanere alti e la carenza di manodopera qualificata non fa che esacerbare una situazione già precaria. La domanda pubblica non riesce più a garantire quella stabilità che aveva segnato l’epoca del boom infrastrutturale del PNRR e rischia di trascinare con sé il settore costruzioni in un periodo di forte contrazione.
Mentre la macchina politica sarda si rimpalla le responsabilità, il rallentamento dei lavori pubblici evidenzia una grave assenza di pianificazione strategica. Il risultato è che i cittadini e le imprese dell’isola vedono allontanarsi la prospettiva di infrastrutture migliorate e di un rilancio economico basato sugli appalti pubblici.