Inflazione giù, ma il costo del denaro resta proibitivo per le imprese sarde

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  La Sardegna sta vivendo un momento di contrasto economico che merita attenzione. Da un lato, il tasso di inflazione è sceso a livelli mai così bassi negli ultimi anni, registrando lo 0,8% nei primi otto mesi del 2024. Si tratta di un calo drastico rispetto al 2023, quando la regione era tra le più colpite dall'inflazione, con un +8,3%, ben oltre la media nazionale. Quest'anno, la Sardegna si trova al di sotto della media italiana, posizionandosi all'11° posto tra le regioni. Tuttavia, questo apparente segnale positivo viene oscurato da un problema ancor più grave: il costo del denaro. Le imprese, se da un lato vedono una riduzione dei prezzi, dall'altro sono soffocate da tassi di interesse insostenibili. Il TAE medio, ovvero il tasso effettivo applicato alle necessità di liquidità, ha toccato l'8,2%, il valore più alto degli ultimi quindici anni. 

  Un fardello che, in una congiuntura economica fragile, rischia di mettere in ginocchio il tessuto imprenditoriale locale. Il contrasto tra un'inflazione quasi inesistente e tassi di interesse così elevati dimostra quanto la Sardegna stia subendo un cortocircuito nelle politiche monetarie nazionali ed europee. A dirlo sono i vertici della Cna Sardegna, Luigi Tomasi e Francesco Porcu, che denunciano l’assenza di misure di sostegno adeguate sul fronte del credito. L’impossibilità di ottenere liquidità a costi ragionevoli potrebbe portare a una contrazione degli investimenti, con conseguenze devastanti per la crescita economica dell'isola. Le imprese sarde, già esposte all'incertezza globale, si trovano ora disarmate di fronte a una sfida interna che le istituzioni locali devono affrontare con urgenza. Politiche concrete di sostegno finanziario sono necessarie per evitare una pericolosa stagnazione economica che potrebbe colpire l'isola proprio mentre questa si avvicina a una fase di normalizzazione dei prezzi.