Le ultime statistiche ufficiali confermano quanto già anticipato dal Centro Studi Agricoli (CSA): la produzione di Pecorino Romano DOP ha raggiunto quota 392.440 quintali nella campagna appena conclusa, un dato record che il mercato sta assorbendo senza difficoltà. Le vendite sono in aumento, soprattutto grazie alla domanda proveniente dagli Stati Uniti, e il prezzo attuale del Pecorino si attesta tra i 12,20 e i 12,30 euro al chilogrammo, un valore che fa ben sperare per la liquidazione del latte di pecora.
Secondo Tore Piana, presidente del CSA, "il sistema produttivo fuori dalla cooperazione dovrebbe pagare il latte a saldo della campagna appena conclusa 2023/2024 non meno di euro 1,50/1,55 al litro", mentre nel sistema cooperativo il prezzo a saldo potrebbe superare gli 1,70 euro al litro, in base alle proiezioni elaborate dal Centro Studi Agricoli. Piana sottolinea inoltre l'importanza di puntare da subito sul miglioramento della qualità del latte prodotto per garantire un futuro solido al settore.
Sull'impatto dei dazi, Piana chiarisce: "Su questa campagna di produzioni non vi è nessun pericolo di influenze di possibili dazi, che comunque non interesserebbero questa campagna di produzione appena conclusa. E il mercato cinese è ininfluente, con il suo fatturato massimo di non più di 60.000 euro del Pecorino Romano DOP". Queste affermazioni ridimensionano le preoccupazioni legate a eventuali misure tariffarie.
Un tema caldo sollevato dal CSA riguarda la determinazione dei prezzi del Pecorino Romano DOP, stabiliti e pubblicati settimanalmente dalla Camera di Commercio di Milano. "Come Centro Studi Agricoli – afferma Piana – abbiamo creato un gruppo di lavoro fra il nostro pool di avvocati e dei nostri tecnici per studiare e aprire una istruttoria sulle determinazioni dei prezzi settimanali del Pecorino Romano DOP al kg, stabiliti e pubblicati dalla Camera di Commercio di Milano, e capire perché si discostano in diminuzione dai prezzi stabiliti e rilevati dall’ISTAT sempre su base settimanale".
Il gruppo ha 30 giorni di tempo per verificare eventuali incongruenze, poiché i dati della CCIAA di Milano sono spesso presi come punto di riferimento per acquisti e vendite del Pecorino Romano DOP.
Piana solleva inoltre una questione fondamentale: "Una prima incongruenza appare da subito evidente: della commissione prezzi che settimanalmente si riunisce, non appare nessun operatore sardo, una cosa assurda, preso atto che il Pecorino Romano DOP per il 90% si produce in Sardegna". E si domanda: "Perché il prezzo lo deve stabilire la Camera di Commercio di Milano e non la Camera di Commercio di Cagliari?".
Le conclusioni dell'indagine saranno determinanti per fare chiarezza su questi aspetti cruciali e, come conclude Piana, "ora aspettiamo l’esito della ricerca istruttoria da parte del pool di legali e poi analizzeremo la situazione". Il settore lattiero-caseario sardo resta dunque in attesa di risposte che potrebbero influenzare profondamente il futuro economico della filiera del Pecorino Romano.