Trasporti aerei: l’assessora Manca difende l’operato, ma il dibattito resta acceso

La continuità territoriale sotto esame

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  L’assessorato dei Trasporti della Regione Sardegna torna sotto i riflettori, stavolta per difendere il suo operato in merito alla continuità territoriale aerea. Le parole dell’assessora Barbara Manca giungono puntuali dopo settimane di malcontento crescente tra gli utenti, segnale di una tensione che va oltre il disservizio tecnico: riguarda il significato stesso della mobilità in una realtà insulare. “La tutela del diritto alla mobilità è una nostra priorità assoluta”, afferma l’assessora, sottolineando il costante monitoraggio delle compagnie Aeroitalia, Ita Airways e Volotea. 

  L’accento è posto sul rispetto degli obblighi previsti dal decreto ministeriale, ma dietro l’apparente fermezza istituzionale si cela un problema ben più grande: la struttura stessa di un sistema che appare inadeguato rispetto alle necessità di un’isola che dipende dall’aria e dal mare per connettersi al resto del Paese. I richiami alle compagnie aeree si concentrano su aspetti concreti: la facilità di accesso alle tariffe agevolate, la gestione dei rimborsi e delle modifiche ai biglietti, fino agli impegni non mantenuti, come lo sconto promesso ai passeggeri con disabilità. Eppure, resta la sensazione che il nodo non sia solo tecnico. 

  Il dialogo con i vettori, per quanto indispensabile, sembra uno sforzo volto più a tamponare che a risolvere. “Non tollereremo disservizi che mettano a rischio la mobilità di cittadini e imprese”, prosegue Manca, ma la vera domanda è: quale mobilità serve davvero ai sardi? La Sardegna non è solo un territorio da collegare, è una realtà geopolitica che dovrebbe essere inserita in una visione più ampia. Il valore della continuità territoriale non si misura solo in voli e tratte, ma nella capacità di rendere la Sardegna competitiva, accessibile e integrata. Questo richiede una strategia che superi la logica delle emergenze. Ogni disservizio, ogni ritardo, diventa un ostacolo non solo per i cittadini, ma per l’intera economia isolana. 

  Il sistema della continuità territoriale, così com’è, rischia di cristallizzarsi in una dimensione puramente amministrativa, un “problema da gestire” piuttosto che un’opportunità da sviluppare. Il richiamo ai vettori è giusto, ma manca un livello di analisi più profondo: chi sono i beneficiari reali di questa mobilità? Per fare cosa? E come questa connessione può diventare una leva per lo sviluppo? L’assessorato promette miglioramenti progressivi e invita i cittadini a segnalare le criticità. Ma per rompere il circolo vizioso di un sistema percepito come inefficiente, serve un cambio di passo. Non bastano voli, tariffe o call center attivi. Serve una visione. 

  Una Sardegna che non si limiti a chiedere continuità, ma che la imponga come strumento strategico di crescita, aggirando la logica del semplice mantenimento. Se la continuità territoriale deve essere il cuore pulsante della mobilità sarda, allora deve smettere di essere percepita come un servizio imposto dall’alto. Deve diventare un diritto pieno, un’occasione, ma soprattutto una strategia che guardi lontano. Proprio come un’isola dovrebbe fare.