Sardegna e fotovoltaico: l’amore difficile per il “green” che cresce tra litigi e contraddizioni

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  Strana terra, la Sardegna. Litiga, manifesta e firma petizioni contro l’eolico, il fotovoltaico e i “soprusi” sulla terra, ma poi, quasi di nascosto, vede il mercato dell’energia verde crescere a dismisura. Moratorie su nuovi progetti? Proteste nei comitati locali? Poco importa: i numeri raccontano un’altra storia, dove i megawatt si accumulano come se fosse già arrivata una silenziosa rivoluzione. Nel 2023, l’energia fotovoltaica prodotta in Sardegna ha raggiunto 196 megawatt, con 11.573 impianti connessi alla rete. Per capirci, nel 2022 erano poco più della metà. Crescita stratosferica, +431%, che non si limita ai pannelli ma abbraccia un’intera economia: 2.510 imprese attive, circa 7.000 addetti e un comparto che punta sull’eco-efficienza, come sottolinea Giacomo Meloni, presidente di Confartigianato Sardegna. "Per ridurre i costi dell’energia e favorire la riqualificazione immobiliare – spiega Meloni – dobbiamo incentivare l’autoproduzione, soprattutto installando impianti su capannoni e immobili produttivi, senza consumare nuovo suolo."

  Parole sagge, che però stridono con le polemiche locali. Mentre i numeri del fotovoltaico volano, una parte della popolazione si arrocca in un nostalgico “no” alla modernità. I comitati temono la “devastazione del paesaggio”, mentre le imprese, di nascosto, investono in energia pulita. E così, nonostante i proclami, la Sardegna si trova a essere protagonista di un cambiamento epocale. I dati parlano chiaro: nel 2023 le fonti rinnovabili hanno prodotto 2.915 megawatt, rispetto ai 2.179 del 2022. La transizione energetica non è più un sogno, è una realtà concreta, anche se avvolta da una contraddizione: si odia il fotovoltaico, ma lo si sfrutta; si teme l’impatto ambientale, ma le aziende del settore crescono e generano lavoro. 

  La Regione, dal canto suo, tenta di mettere ordine: ha stanziato 678 milioni fino al 2030 per promuovere autoproduzione e comunità energetiche. Un investimento che, se ben gestito, potrebbe trasformare il paradosso sardo in un’opportunità. Meloni lo sa bene e invita a non sprecare questa occasione: "Le imprese sono pronte, ma serve un impegno politico chiaro per affrontare la transizione energetica. I numeri dimostrano che il comparto è vivace, ma la strada è ancora lunga." Come cantava Mia Martini in Almeno tu nell’universo, prima si odia, poi si ama. La Sardegna sta scoprendo che dietro l’energia “verde” non c’è solo un futuro sostenibile, ma anche la possibilità di un’economia più solida e innovativa. E allora, forse, è ora di fare pace con il progresso: il mondo cambia, e l’Isola non può rimanere indietro.