La sanità sarda torna sotto i riflettori, questa volta con il tanto pubblicizzato "Progetto Colonscopie" della Asl di Sassari, un piano che dovrebbe rivoluzionare l'offerta diagnostica per ridurre drasticamente le liste d’attesa. Presentato come una svolta epocale, il progetto prevede un incremento da 40 a 160 esami mensili, grazie all’attivazione del nuovo Ambulatorio di Endoscopia Territoriale al poliambulatorio “Conti” di Sassari e al potenziamento delle attività in altre strutture del territorio. Tuttavia, a pochi giorni dall’avvio ufficiale, la realtà sembra raccontare una storia ben diversa.
Secondo il comunicato stampa della Asl, il progetto è stato reso possibile grazie alla collaborazione tra varie strutture del Nord Sardegna, tra cui gli ospedali di Alghero e Ozieri e il Policlinico Sassarese, oltre al nuovo ambulatorio del “Conti”. Gli investimenti non sono stati indifferenti: locali ristrutturati, tecnologie di ultima generazione e personale dedicato, tutto per fornire un servizio che dovrebbe rispondere alle richieste sempre crescenti della popolazione. L’iniziativa è stata definita "ambiziosa e innovativa" dal Direttore generale della Asl di Sassari, Flavio Sensi, che ha garantito una disponibilità settimanale di 42 esami colonscopici, contro i soli 10 precedenti.
Ma le aspettative si infrangono contro i dati che emergono dalle verifiche sul sistema di prenotazione CUP. Mentre la Asl promette appuntamenti a partire dal 25 novembre, le prime reali disponibilità emerse questa mattina parlano di ben 436 giorni di attesa. La prossima prenotazione disponibile per una colonscopia risulta infatti fissata per il 2 febbraio 2026, all’Ospedale San Marcellino di Muravera, ben lontano da Sassari, Alghero e Ozieri, le strutture che avrebbero dovuto garantire la tanto decantata capillarità.
Il CUPWEB, consultato poco prima, ha confermato l’assenza di slot disponibili presso gli ospedali di Alghero e Ozieri, né tantomeno nel privato convenzionato del Policlinico Sassarese. L’unica alternativa, apparentemente, sono poche disponibilità per gastroscopie al “Conti”. La situazione è stata confermata anche dagli operatori del call center regionale, che hanno candidamente ammesso la carenza di disponibilità per colonscopie in tutta l’area.
E così, mentre la dirigenza sanitaria tesse le lodi di un progetto che "rivoluzionerà" la diagnostica, i cittadini sardi si ritrovano prigionieri di un sistema che, per ora, sembra promettere tanto e mantenere poco. Per chi ha bisogno di esami specialistici fondamentali come le colonscopie, l’attesa non è solo una questione di disagio: è una questione di salute. I tempi biblici per una diagnosi possono significare la differenza tra un intervento tempestivo e conseguenze ben più gravi.
Il nodo centrale rimane sempre lo stesso: un cronico disallineamento tra annunci e realtà. Nonostante i proclami, la sanità sarda sembra ancora in balia di una gestione che fatica a tradurre i progetti in risultati concreti. La promessa di abbattere le liste d’attesa si scontra con numeri imbarazzanti, che raccontano di una distanza abissale tra le buone intenzioni e la capacità di mettere in pratica soluzioni efficaci.
A oggi, chi cerca di prenotare un esame essenziale come una colonscopia si trova di fronte a un muro insormontabile, che trasforma una necessità sanitaria in un’odissea. E mentre le agende degli ospedali restano vuote, la fiducia dei cittadini si svuota a sua volta, lasciando spazio alla frustrazione. "Questo passa il convento", dicono in molti con rassegnazione. Ma per una sanità che dovrebbe essere al servizio delle persone, questo non dovrebbe essere accettabile.