La politica commerciale di Donald Trump, già protagonista durante il suo primo mandato, torna al centro del dibattito internazionale con la rielezione del tycoon alla Casa Bianca. Paolo Gentiloni, commissario europeo all’Economia, ha recentemente messo in guardia sull’impatto delle nuove politiche protezionistiche americane, sottolineando come “i due paesi con un surplus commerciale più elevato verso gli Stati Uniti siano Germania e Italia”. Questa osservazione, fatta durante la presentazione delle previsioni economiche d’autunno a Bruxelles, evidenzia i rischi per le principali economie esportatrici europee.
Durante il suo primo mandato, Trump ha introdotto dazi mirati per proteggere l’industria nazionale americana, tra cui le tariffe del 25% sull’acciaio e del 10% sull’alluminio, che hanno colpito anche i principali alleati europei. Il presidente ha giustificato queste misure come un passo necessario per riequilibrare il deficit commerciale degli Stati Uniti e salvaguardare i lavoratori americani, ma l’impatto globale è stato significativo, scatenando tensioni con l’Unione Europea.
Uno degli episodi più significativi è stata la "guerra commerciale" con la Cina, dove Trump ha imposto dazi su centinaia di miliardi di dollari di merci cinesi, accusando Pechino di pratiche scorrette come il furto di proprietà intellettuale. La Cina ha risposto con misure analoghe, colpendo settori strategici degli Stati Uniti, come l’agricoltura. Questi scontri hanno alimentato incertezza nei mercati globali e hanno avuto un effetto domino sulle catene di approvvigionamento internazionali.
Con la rielezione di Trump, il protezionismo potrebbe subire un’ulteriore accelerazione. Durante la campagna elettorale, l’ex presidente ha proposto di introdurre dazi generali tra il 10% e il 20% su tutte le importazioni e una tassa straordinaria del 60% sulle merci cinesi.
Queste misure avrebbero ripercussioni significative sulle economie europee, in particolare sull’Italia e sulla Germania, le cui relazioni commerciali con gli Stati Uniti sono fondamentali.
Gentiloni ha evidenziato come l’Italia, con un surplus commerciale significativo verso gli USA, rischi di subire gravi conseguenze. Settori chiave come la meccanica, l’agroalimentare – con prodotti iconici come il parmigiano reggiano e il vino – e la moda potrebbero essere penalizzati dalle nuove tariffe, con una possibile contrazione delle esportazioni stimata in 7 miliardi di dollari.
La Germania, con la sua forte presenza nel settore automobilistico e industriale, affronta rischi simili, rendendo entrambe le economie europee particolarmente vulnerabili alle politiche di Trump.
L’approccio protezionistico, benché volto a rafforzare l’economia statunitense, rischia di avere conseguenze globali negative. La "guerra commerciale" con la Cina ha già dimostrato come i dazi possano tradursi in un aumento dei prezzi per i consumatori e in un rallentamento economico diffuso. La prospettiva di nuove tensioni commerciali con l’Europa potrebbe aggravare ulteriormente questa dinamica.
L’Unione Europea, da parte sua, dovrà affrontare la sfida con un approccio unitario, cercando di negoziare per proteggere gli interessi economici dei suoi membri. Gentiloni ha ribadito l’importanza di monitorare con attenzione lo scenario, auspicando che il dialogo prevalga sulle misure unilaterali. Tuttavia, il rischio di un’escalation commerciale è reale, soprattutto considerando la retorica politica di Trump e il suo intento di ridisegnare i rapporti economici globali.
Con l’Italia e la Germania in prima linea, il futuro commerciale transatlantico appare più incerto che mai, lasciando aperti molti interrogativi su come l’Europa saprà rispondere a questa nuova sfida.