Figli senza futuro? La grande illusione demografica

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  C'è una contraddizione che serpeggia tra le politiche demografiche e la realtà economica del nostro Paese, un paradosso che nessuno sembra voler affrontare con onestà. Da un lato, ci viene chiesto di fare più figli, come se la popolazione in calo fosse il problema più urgente della nostra epoca. Dall'altro, però, ci si dimentica che questi figli avranno bisogno di qualcosa di molto più solido di un’iniezione di retorica patriottica per affrontare la vita: un lavoro, una prospettiva, una dignità. 

  L'invito a "far crescere la famiglia" non suona come una proposta, ma piuttosto come una prescrizione per "salvare" un sistema che sembra ormai incapace di rinnovarsi. Ma da cosa stiamo salvando questo Paese? Dalla nostra mancanza di futuro? Perché è questo che sembra trasparire da queste richieste: un disperato tentativo di riempire le culle, nella speranza che, chissà come, un giorno la situazione economica migliori, e questi giovani si trasformino in pilastri del welfare. 

  Ma la verità è che i pilastri su cui poggia il nostro sistema sono già consumati, e nessuno sembra avere la volontà di ricostruirli dalle fondamenta. I giovani italiani di oggi conoscono bene la precarietà, un concetto che sembra sfuggire a chi siede dietro a certe scrivanie, lontano dalla realtà. Perché se a molti sembra facile fare figli, a quanti tra noi sembra facile dare loro un futuro? La politica scommette sulla demografia come si gioca alla roulette: aumenta la posta, sperando che la ruota magica dell'economia giri finalmente dalla parte giusta. E se invece non accade? Se questa generazione di figli fosse destinata a diventare una nuova massa di giovani senza prospettive, altro che risorsa. Sarebbero i “nuovi poveri”, non perché non abbiano capacità, ma perché il Paese non ha mai preparato il terreno. A questo punto ci chiediamo: si tratta davvero di visione strategica, o piuttosto di un’illusione disperata? La risposta è forse in quello che non si dice: incentivare la natalità oggi, senza aver creato lavoro vero e stabile, è come costruire castelli di sabbia alla prima pioggia. Ma è una pioggia che potrebbe lasciare più danni di quelli che ci si illude di evitare. 

  Oggi si impone una scelta: vogliamo continuare a produrre numeri, o preferiamo creare opportunità? Perché un bambino non è solo un numero in un rapporto statistico, e una nuova generazione non è una scommessa sulla speranza.