L’elezione di Donald Trump a presidente ha riaperto le porte a una stagione di pragmatismo e ridimensionamento dell’impegno americano nei conflitti europei. Steve Bannon, da sempre figura chiave dell’amministrazione Trump, ha lanciato un messaggio diretto all’Europa e, in particolare, all’Italia: “I soldi sono finiti, se l’UE tiene a Kiev, che li metta lei.” Nel mirino, in particolare, c’è Giorgia Meloni, premier italiano, e la sua politica estera a favore dell’Ucraina, che Bannon vorrebbe veder cambiare con il ritorno di Trump alla Casa Bianca.
Critica all’Italia: impegno militare e spesa europea
Bannon ha evidenziato quella che ritiene una scarsa partecipazione dell’Italia nelle missioni strategiche NATO nel Mediterraneo, e ha lasciato intendere che una politica americana “America First” si aspetta un contributo più sostanziale da parte degli alleati europei. Il suo messaggio è chiaro: non si tratta solo di un cambio di atteggiamento, ma di un reale impegno finanziario e militare da parte dell’Europa.
La sfida a Meloni: “Sii ciò che eri”
Bannon ha rivolto a Meloni un invito quasi provocatorio: “Torna a essere ciò che eri quando Fratelli d’Italia era al 3%”. Il riferimento è alla linea più decisa e sovranista del partito di Meloni, che, secondo Bannon, è stata annacquata da una politica internazionale più allineata all’UE e agli Stati Uniti. Una frecciata che invita il premier italiano a riconsiderare le sue priorità, specialmente di fronte alla pressione di continuare a sostenere Kiev in un conflitto che potrebbe protrarsi nel tempo.
Il Mediterraneo e il commercio globale
Bannon ha anche toccato la questione strategica del Mediterraneo, ribadendo l’importanza di una presenza militare più decisa e organizzata da parte dell’Italia, in modo da garantire la sicurezza e il commercio. Il suo riferimento al canale di Suez e alle rotte marittime essenziali suona come un richiamo alla necessità che l’Italia faccia la sua parte in una regione critica per gli equilibri globali.
La strada da seguire: indipendenza o allineamento?
Con il ritorno di Trump, l’Italia e l’Europa si trovano davanti a una scelta strategica. Il governo Meloni, spinto da una nuova alleanza transatlantica, dovrà decidere se mantenere il suo attuale impegno per l’Ucraina o riconsiderare le priorità di fronte a una Casa Bianca che mira a ridimensionare il proprio impegno internazionale.
Questo cambio di rotta potrebbe segnare l’inizio di una politica estera italiana più autonoma, se non addirittura orientata a ricalibrare l’impegno di fronte a una politica americana che guarda sempre più a se stessa. È chiaro che le aspettative su una maggiore partecipazione e spesa da parte dell’Europa risuoneranno anche a Roma, e Meloni dovrà decidere se rispondere all’appello con fedeltà o con pragmatismo.