Donald Trump, eletto per un nuovo mandato alla Casa Bianca, sta preparando da Mar-a-Lago la sua strategia per i primi cento giorni da presidente. Con l'obiettivo di inaugurare quella che chiama “una nuova età dell’oro”, Trump punta su una serie di misure che vanno dalla stretta anti-migranti all’inasprimento dei dazi, passando per il taglio delle tasse, l’espansione delle trivellazioni e una dichiarata opposizione al “woke”.
È un programma che non lascia indifferenti, capace di mobilitare sia i sostenitori, che vedono nelle sue politiche una spinta alla grandezza americana, sia gli avversari, che temono derive autoritarie e l’isolamento degli Stati Uniti.
Il giorno dell’insediamento, previsto per il 20 gennaio, potrebbe essere il trampolino per alcune delle promesse più discusse.
"Voglio essere dittatore almeno per un giorno", aveva dichiarato con il consueto tono provocatorio. Tra le sue priorità ci sono la chiusura del confine con il Messico e la ripresa del progetto per il muro, accompagnati da una politica di deportazione su vasta scala, mirata a frenare drasticamente l’immigrazione clandestina.
Sul fronte economico, Trump ha annunciato la volontà di lanciare una nuova guerra commerciale, con dazi mirati fino al 60% su tutte le importazioni cinesi, nel tentativo di proteggere posti di lavoro e industrie statunitensi.
Non si ferma qui: intende estendere una tariffa generalizzata del 10-20% su tutte le importazioni, colpendo un flusso di beni da 3.000 miliardi di dollari. Tra le nazioni potenzialmente colpite c’è anche il Messico, a cui Trump potrebbe imporre dazi in risposta al flusso migratorio, con la chiara intenzione di fare pressione sul governo messicano affinché intensifichi i controlli ai confini.
Trump ha promesso in campagna elettorale di risolvere il conflitto in Ucraina e in Medio Oriente in tempi record. Ha già avviato colloqui con Volodymyr Zelensky e si attende un incontro con Vladimir Putin, il quale ha definito le intenzioni di Trump “degne di attenzione”. Secondo le indiscrezioni, Trump proporrà di congelare il conflitto, garantendo l’integrità territoriale ucraina senza l’ingresso di Kiev nella NATO, ma stabilendo regioni autonome intorno a una zona demilitarizzata. Questo accordo, tuttavia, lascerebbe all’Europa il compito di attuarlo e di sostenere economicamente la ricostruzione.
In Medio Oriente, Trump sostiene fermamente Israele e ha chiesto al premier Benyamin Netanyahu di cercare la pace prima del suo insediamento. Intende anche estendere gli “accordi di Abramo” e mira a coinvolgere l’Arabia Saudita.
Per Gaza e la Cisgiordania, potrebbe continuare con una politica che prevede maggiore controllo di Israele, bilanciata da investimenti promessi per 50 miliardi di dollari a favore dell’economia palestinese. Sulla soluzione dei due Stati, Trump sembra intenzionato a mantenere l’approccio di "non interferenza".
In ambito militare, Trump insisterà per un incremento delle spese NATO, probabilmente superando il tetto del 2% del PIL già richiesto, con la minaccia di ridurre il sostegno a chi non si adegua. Sul fronte del Medio Oriente, intende adottare una politica di pugno duro verso l’Iran, e proseguire nel “flirt diplomatico” con il leader nordcoreano Kim Jong-un. La Cina, inoltre, rappresenta un avversario non solo commerciale ma anche geopolitico: Trump ha già garantito l'intenzione di mantenere alta la pressione.
In economia, Trump vuole ripristinare il taglio delle tasse introdotto nel 2017, che scadrà nel 2025, e introdurre nuove agevolazioni fiscali per mance e straordinari, oltre alla deducibilità degli interessi sui prestiti auto. Tuttavia, sarà necessario verificare se il Congresso riuscirà a reperire i fondi per queste misure.
Sul fronte ambientale, Trump intende fermare gli incentivi per le auto elettriche e abbandonare il Green New Deal, optando per una massiccia deregolamentazione a favore delle aziende, soprattutto nel settore energetico.
L’idea è di tornare a trivellare ed estrarre petrolio e gas a livelli pre-amministrazione Biden, con il sostegno di Elon Musk, il quale potrebbe svolgere un ruolo di coordinamento dietro le quinte.
Trump ha dichiarato guerra alla cultura woke, con l’intenzione di arginare l’influenza di questa ideologia nelle scuole, nello sport e persino nell’esercito. Questa posizione raccoglie il consenso di una larga parte della sua base elettorale, che vede nella lotta contro l’eccesso di “politicamente corretto” una battaglia per la libertà di espressione e di pensiero.
La tabella di marcia di Trump per i primi cento giorni è ambiziosa e controversa, ma rappresenta un tentativo di ristabilire un controllo diretto su numerose questioni chiave, dalla sicurezza nazionale all'economia interna, senza ignorare le tensioni globali. La sua "nuova età dell'oro" è tanto un programma politico quanto una promessa di restaurazione di una visione conservatrice dell’America. Resta da vedere come la Casa Bianca e il Congresso – e il resto del mondo – reagiranno a queste mosse.