Un'intera comunità si mobilita per difendere il proprio territorio e il diritto alla partecipazione democratica. La decisione del Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica di vietare l’inchiesta pubblica sul progetto eolico offshore Mistral ha innescato una reazione durissima: il Consiglio Comunale di Alghero, guidato dal Sindaco Raimondo Cacciotto, ha trovato l’appoggio compatto dei comuni limitrofi di Bosa, Ittiri, Magomadas, Putifigari e Tresnuraghes, delle associazioni locali e dei comitati cittadini.
L’indignazione è palpabile, e la volontà di rispondere a quella che viene considerata una palese violazione dei diritti dei cittadini è unanime.
"Non ci rassegniamo," ha dichiarato il Sindaco Cacciotto, insieme all’Assessore all’Urbanistica Roberto Corbia, sottolineando che questa protesta non si oppone alla transizione energetica, ma alla modalità con cui il governo impone scelte che riguardano la gestione del territorio, senza coinvolgere le comunità locali. "Il nostro territorio si sente defraudato del diritto alla partecipazione democratica ai processi decisionali. È un diritto governare il proprio territorio e un dovere preservarlo per le generazioni future. Questo ci è stato negato."
L'indignazione non si limita a dichiarazioni simboliche. È già stato avviato un piano di azioni concrete, a partire dalla convocazione congiunta delle Commissioni Ambiente e Urbanistica, presiedute rispettivamente da Christian Mulas e Emiliano Piras, che si riuniranno il 13 novembre per delineare una strategia comune e per stimolare una presa di posizione formale da parte del Consiglio Comunale. "Siamo pronti alle barricate," ha affermato il presidente della Commissione V, Christian Mulas, parlando della necessità di rivendicare il diritto alla partecipazione pubblica e alla gestione autonoma del proprio territorio.
L'accusa rivolta al Ministero è chiara: il divieto è considerato un atto di censura, una negazione ingiustificata dei diritti democratici, e una manifestazione di scarsa considerazione verso il territorio sardo. Il presidente della Commissione II, Emiliano Piras, non ha esitato a definire il diniego del Ministero come "un sopruso e una censura ingiustificata", lamentando le motivazioni addotte, considerate superficiali e irrispettose. "È un calpestamento della dignità delle nostre comunità," ha sottolineato Piras, "che aggrava la percezione di essere vittime di servitù imposte dall’alto."
Questa battaglia non riguarda solo un progetto eolico, ma il rispetto e l’autonomia di un territorio, che si rifiuta di essere subordinato a decisioni prese altrove senza un reale confronto.
La mobilitazione, che vede il coinvolgimento delle rappresentanze politiche in Regione e di numerose associazioni, riflette un malcontento profondo, radicato non solo nella scelta del Ministero, ma nella modalità stessa di gestione del rapporto Stato-territorio. La decisione del Governo, percepita come insensibile alle esigenze e alla voce delle comunità locali, alimenta un sentimento di indignazione che sta assumendo una portata ampia e capillare.
La Sardegna, ancora una volta, non intende piegarsi a decisioni imposte dall’esterno. La difesa della partecipazione democratica è vista come un principio irrinunciabile, e questa protesta segna una linea di demarcazione chiara: le scelte per il territorio devono essere condivise e rispettose delle comunità che vi abitano.