L'estate 2024 sarà ricordata in Sardegna come una delle più disastrose per l'acquacoltura. La moria delle cozze ha colpito duramente il settore, con perdite stimate che superano il 90% della produzione. Il caldo estremo ha portato le temperature marine ben oltre i limiti di tolleranza per i mitili, compromettendo irreversibilmente la loro sopravvivenza.
A peggiorare ulteriormente la situazione è l’invasione del granchio blu. Proveniente dalle coste atlantiche, questo predatore è riuscito a proliferare rapidamente nelle lagune e nei mari sardi, devastando gli allevamenti di cozze, vongole e altri molluschi. Le zone più colpite, come quella dell’Oristanese, sono in ginocchio.
L'invasione ha avuto un impatto devastante non solo sulla biodiversità, ma anche sull’economia locale: migliaia di famiglie dipendono direttamente da queste produzioni per il loro sostentamento.
Barbara Argiolas, esponente del settore, ha spiegato che il granchio blu ha approfittato delle temperature elevate per diffondersi rapidamente. I danni sono tali che le risorse promesse dalla Regione per sostenere le attività colpite ancora non bastano a garantire il rilancio del settore. La produzione di cozze e vongole, un tempo vanto della gastronomia sarda, ora rischia di essere compromessa per anni.
Nel frattempo, si cerca una soluzione immediata: è stata proposta la creazione di una filiera per il consumo del granchio blu, nella speranza di controllare l’invasione trasformandola in un'opportunità commerciale. Tuttavia, gli allevatori e i pescatori sardi chiedono interventi più rapidi e incisivi da parte delle istituzioni.
Il caldo record del 2024 e l'invasione del granchio blu non sono solo fenomeni isolati. Questi eventi sollevano interrogativi più ampi sui cambiamenti climatici e sull'adeguatezza delle misure di protezione dell'ambiente marino. La Sardegna sta pagando un prezzo altissimo, e se non si agisce in fretta, l’isola rischia di vedere cancellata una delle sue tradizioni economiche e culturali più importanti.