Elena Fabrizi, per tutti “Sora Lella”, ci lasciava più di trent’anni fa, ma il suo ricordo vive ancora nei cuori degli italiani. Non era solo la sorella minore del grande Aldo Fabrizi, ma un volto, una voce e un’anima che hanno saputo raccontare Roma in tutta la sua essenza, dalla cucina alle pellicole cinematografiche.
Eppure, il suo percorso non fu privo di ostacoli. Aldo, gigante del cinema e della comicità, non voleva che emergesse. La considerava una cuoca eccellente, una donna schietta, ma non un’artista. Forse temeva il confronto o, più semplicemente, voleva proteggerla dai riflettori, da un mondo duro che lui conosceva bene. “Aldo non mi voleva sul set,” raccontò Sora Lella in una delle sue rare confessioni. “Diceva che non era il mio posto. Ma io ero testarda, e alla fine ce l’ho fatta.”
La sua prima svolta arrivò con Mario Monicelli, che la volle ne I soliti ignoti. Fu un piccolo ruolo, quasi una comparsa, ma bastò a far intuire il talento naturale di quella donna che portava sul set la saggezza e la spontaneità della vita vera. Ettore Scola la volle in C’eravamo tanto amati, e la sua presenza, anche quando limitata a poche battute, era capace di dare una profondità inaspettata ai personaggi.
Ma fu Carlo Verdone a darle il ruolo che la consacrò. L’incontro avvenne in modo del tutto casuale. Verdone cercava un’attrice che potesse interpretare la nonna in Bianco, rosso e Verdone. La trovò in un bar, intenta a chiacchierare con i clienti. Quando le si presentò, lei, senza scomporsi, gli lanciò un “Me cojoni!” che lo conquistò all’istante. Nonostante l’ostruzionismo di Sergio Leone, che non era convinto della scelta, Verdone insistette. “Sergio non la voleva, diceva che non era adatta. Ma io avevo visto qualcosa in lei, e non mi sbagliavo.”
La Sora Lella divenne la nonna d’Italia. In quel film, e nel successivo Acqua e sapone, la sua romanità genuina, le battute fulminanti e il cuore grande conquistarono il pubblico. “Annamo bene, proprio bene,” è diventata una frase simbolo, un manifesto della saggezza semplice e ironica che lei incarnava.
Fu una carriera breve, frenata dalle convinzioni del fratello e dal suo stesso destino, che le riservò quasi sempre ruoli di secondo piano.
Eppure, anche in quei margini, brillava come poche altre. Non si lasciava abbattere: sul set, tra una pausa e l’altra, cucinava per tutti. Carlo Verdone raccontò che, durante le riprese di un film, preparò un pranzo talmente ricco che l’intera troupe fu costretta a posticipare il lavoro al giorno successivo.
Ma gli ultimi anni furono segnati dalla tristezza. La Sora Lella, donna che viveva di contatto umano, di risate condivise e tavolate infinite, si trovò isolata, lontana dai riflettori e dal clamore che un tempo riempiva le sue giornate. “Ero una comparsa nella vita, figuriamoci nel cinema,” disse una volta, con un sorriso amaro. Elena Fabrizi non fu mai una comparsa per gli italiani. Lei era la sorella, la nonna, la vicina di casa che tutti avremmo voluto. La sua cucina, il suo spirito e la sua romanità restano un patrimonio di tutti noi. Trenta anni dopo la sua scomparsa, la sua voce e il suo sorriso vivono ancora, in quei film che continuano a farci ridere e commuovere, e in quel ricordo indelebile che ci ha lasciato: quello di una donna vera, autentica, indimenticabile.