Il Miracolo delle Ande: Una storia di sopravvivenza e coraggio

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  Il 13 ottobre 1972, un aereo Fokker FH 227 dell'Aeronautica Uruguaiana si schiantò sulle Ande, a oltre 3.500 metri di altitudine, con a bordo 45 persone, tra cui una squadra di rugby uruguaiana. L'errore di rotta causò l'incidente, e i superstiti si trovarono in un inferno bianco, con temperature che scendevano fino a -40°C. Isolati e senza cibo, il gruppo fece fronte alla disperazione. 

  Le ultime parole del comandante Lagunara, prima di morire, furono agghiaccianti: "Tutto è fuori uso." Quando le ricerche furono interrotte, Nando Parrado, Roberto Canessa e Antonio Vizintin presero l'iniziativa. Il 12 dicembre partirono alla ricerca di aiuto, attraversando vette innevate fino a 4.500 metri. Dopo tre giorni incontrarono un cileno dall'altra parte di un torrente, ma a causa del fragore dell'acqua non riuscirono a comunicare verbalmente. Scrissero quindi una lettera su una pietra: “Veniamo da un aereo caduto sulle montagne. Siamo uruguaiani, non abbiamo cibo e siamo deboli. Quando venite a salvarci?”. I soccorsi arrivarono tempestivamente, salvando i superstiti, che presentavano gravi sintomi di insufficienza respiratoria dovuti all'altitudine. La tragedia è oggi ricordata come il "Miracolo delle Ande." A più di 50 anni dall'incidente, i superstiti tornano regolarmente sul luogo dello schianto per commemorare le vittime e riflettere su un’esperienza che cambiò le loro vite per sempre.