Matteo Boe: la fuga leggendaria dall'Asinara e la vita dell'ex bandito sardo

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  Era il 1986 quando Matteo Boe, allora 28enne, scrisse una delle pagine più incredibili della storia criminale italiana. Rinchiuso nel carcere di massima sicurezza dell'Asinara, soprannominato "l'Alcatraz d'Italia", Boe era un nome già noto alle cronache per il sequestro di Sara Miccoli, una bambina rapita a Bari nel 1985. Quel carcere, circondato dal mare e considerato a prova di fuga, ospitava i detenuti più pericolosi del Paese, tra cui mafiosi, terroristi e sequestratori. Nessuno era mai riuscito a scappare da quel luogo, e ogni tentativo si era concluso tragicamente, con i detenuti ritrovati senza vita nelle acque che circondavano l'isola. Ma Boe riuscì a compiere l’impossibile. L'evasione avvenne in un giorno apparentemente ordinario, mentre lui e altri detenuti erano impegnati nei lavori agricoli. Con un colpo deciso, tramortì una guardia e fuggì, scomparendo tra le insenature e le grotte dell'isola. Per circa un mese si nascose in una grotta, un'impresa che richiedeva nervi d'acciaio e una profonda conoscenza del territorio. 

  Il suo riparo sopra un gommone, costantemente minacciato dalle pattuglie e dalle condizioni atmosferiche, gli permise di eludere la più massiccia caccia all'uomo che l’Asinara avesse mai visto. Matteo Boe riuscì a raggiungere la Corsica, dove trovò rifugio tra i monti dell’isola, nascondendosi dalle autorità per ben sei anni. Durante questo periodo, la sua figura divenne leggendaria, un misto di fascino e mistero che alimentava il mito del bandito sardo. Fu arrestato nel 1992 a Porto Vecchio, in Corsica, dove viveva sotto falso nome, ponendo fine a una latitanza che aveva sfidato le forze dell'ordine italiane e francesi. Originario di Lula, piccolo centro del Nuorese, Matteo Boe ha rappresentato per anni l'icona del banditismo sardo. La sua fama, tuttavia, non si limitava alla sua fuga: fu coinvolto in altri episodi criminali, tra cui il sequestro di Farouk Kassam, un bambino di sette anni rapito nel 1992 e liberato dopo il pagamento di un riscatto. Dopo aver scontato la sua pena, Boe è tornato alla sua terra, a Lula, dove oggi conduce una vita semplice e solitaria da pastore. Non cerca l'attenzione dei media, e il suo volto, spesso serio e schivo, rappresenta l'immagine di un uomo che ha attraversato il confine tra mito e realtà. La sua storia continua a suscitare fascino e timore, alimentando la leggenda del "Papillon sardo" che, contro ogni previsione, riuscì a fuggire dall'Alcatraz d'Italia e a sfidare le forze dell'ordine per oltre sei anni.