Sulle coste della politica algherese, agitate dal mare grosso della polemica, è approdato un dibattito curioso: treno a idrogeno o elettrico? Una contesa che ha scatenato lettere aperte, commissioni straordinarie, incontri a Cagliari, prese di posizione ufficiali. Si direbbe un problema di quelli capaci di scaldare gli animi e infiammare le coscienze civiche, se non fosse che, lontano dal rumore della politica ufficiale, qualcuno ha sollevato il tappeto sotto cui la città ha nascosto i suoi veri problemi.
Quel qualcuno si chiama Marco Colledanchise, consigliere comunale di Futuro Comune, uno che nella disputa tecnica sul mezzo di locomozione vede una cortina fumogena, una mascherata: «Ci stanno facendo guardare altrove. E intanto il treno è già partito». Una frase che riecheggia una denuncia antica, quasi pasoliniana, verso quella politica che si diverte a spostare l’attenzione della gente, distogliendola dai problemi reali per farla concentrare su questioni apparentemente vitali ma che, alla prova dei fatti, restano secondarie.
E di autentica emergenza sociale Colledanchise parla con la crudezza dei numeri: «Solo ad Alghero, con quei fondi destinati al treno, si sarebbero potuti costruire oltre mille alloggi popolari». Mille case, mille famiglie, mille vite sistemate e dignitose. È una questione di priorità. Perché mentre si organizzano tavoli tecnici sul futuro della mobilità – come se bastasse un binario a cambiare il volto di una città –, ci si dimentica che, al di qua della finestra del treno in corsa, la gente comune vive problemi reali, concreti e irrisolti.
Attenzione, però, a non cadere in equivoci tecnici: Colledanchise non sostiene che si siano sottratti direttamente fondi destinati alle abitazioni (Missione 5 del PNRR) per indirizzarli al treno a idrogeno (che rientra invece nella Missione 3, dedicata alla mobilità sostenibile). La critica è politica e riguarda il criterio con cui sono state definite le priorità strategiche della città. Perché quei fondi del PNRR – tanto decantati, tanto invocati – sono limitati e preziosi. E scegliere di puntare tutto su infrastrutture di prestigio, seppur innovative, significa inevitabilmente rinunciare o mettere in secondo piano altri progetti, come quello dell’abitare sociale e della rigenerazione urbana previsto appunto nella Missione 5.
Così, mentre ad Alghero le istituzioni si dividono sui dettagli tecnici, altrove quei fondi sono stati subito impegnati sul fronte dell’emergenza casa. Pisa, per esempio, è tra le città che hanno colto immediatamente l’opportunità del programma PINQuA, proprio della Missione 5 del PNRR, investendo con decisione nella riqualificazione del patrimonio abitativo esistente e nella costruzione di nuovi alloggi sostenibili. Un confronto che dovrebbe far riflettere gli amministratori catalani.
La riflessione di Colledanchise è una sintesi amara di ciò che oggi manca alla politica cittadina: il coraggio di scegliere secondo priorità reali, dando risposta alle esigenze più urgenti dei cittadini. «Abbiamo perso un’occasione storica – denuncia ancora – per fare la cosa giusta, per mettere le persone prima delle grandi opere. Abbiamo parlato per mesi della forma, del mezzo, della tecnologia, ma nessuno ha parlato della priorità».
Il treno partirà, a idrogeno o elettrico, e andrà comunque dove qualcuno dall’alto aveva già deciso che dovesse arrivare. Nel frattempo, alla stazione della vita reale, mille famiglie resteranno ad aspettare invano il proprio turno. Non sarà certo la politica di oggi a scusarsi con loro domani, quando si accorgerà – come sempre tardi – che i binari da scegliere erano altri.