Alghero e la farsa del Palamanchia: quando i ritardi diventano normalità

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  La conferenza stampa di presentazione della Coral Basket Alghero è stata l'occasione perfetta per riaccendere un tema che da settimane tiene banco ad Alghero: lo stato fatiscente degli impianti sportivi, con particolare riferimento alle palestre destinate alle squadre "fuoricasa". In una città con un movimento sportivo vibrante e società di primissimo livello, la mancanza di strutture adeguate appare come una contraddizione insostenibile.

  A sentire l'assessore Enrico Daga, il quadro non era certo roseo già prima del suo arrivo: lo sport algherese, e in particolare le infrastrutture, erano sull'orlo del degrado. Ma come spesso accade in politica, le aspettative delle società sportive non si allineano con i tempi della burocrazia. Il Palamanchia, da sempre croce e delizia della città, è ancora un cantiere aperto. I lavori di ristrutturazione, promessi per ottobre, slittano a novembre, con una buona dose di incertezza su ulteriori ritardi. 

  Daga si difende con fermezza: due mesi e mezzo al governo della città non bastano per risolvere anni di cattiva gestione, e il lavoro che si sta facendo è, secondo lui, titanico. Il parquet che non rimbalza più, il tetto che perde e le altre problematiche sono state affrontate, assicura l'assessore, ma chiedono tempo. Quello stesso tempo che le società sportive, però, non possono permettersi di aspettare. Dall'altro lato della barricata, Alessandro Cocco di Fratelli d’Italia non ci sta. Definisce la conferenza stampa di Daga una farsa, una strategia per certificare i ritardi anziché dare soluzioni concrete. Le sedute congiunte delle commissioni III e IV richieste per ascoltare l'assessore, a suo dire, avrebbero potuto portare trasparenza e chiarimenti alle società, ma Daga ha preferito parlare ai media. Cocco è tagliente: le rassicurazioni di agosto non sono state mantenute, e ora le squadre restano senza una casa dove giocare e allenarsi. Il centrodestra aveva già espresso dubbi sui tempi stretti per la fine dei lavori, sollecitando soluzioni alternative. Ma quelle soluzioni, lamenta Cocco, non sono mai arrivate. 

  Le società sportive si trovano abbandonate a loro stesse, in balia di un’amministrazione che sembra più interessata ai cronometri e alle promesse roboanti che ai fatti concreti. Daga, dal canto suo, non si sottrae alla critica, ma risponde puntando sull’impegno personale: il suo ruolo non è quello di appendersi medaglie, dice, ma di affrontare con coraggio e visione le complessità. E se il quadro non è ancora risolto, di certo non è per mancanza di volontà, ma per le difficoltà oggettive che richiedono tempo e sacrifici.

  La politica, si sa, vive di tempi diversi rispetto alle esigenze quotidiane. Ma qui non si tratta di giochi di palazzo, si tratta di sport, di giovani, di società che sono state messe in difficoltà dalla mancanza di strutture adeguate. Il Palamanchia è il simbolo di questa contraddizione: un progetto fondamentale che continua a essere rimandato, tra promesse di miglioramenti futuri e l’assenza di soluzioni immediate. Per Alghero, una città che merita di più, le parole ormai non bastano. Il tempo delle scuse è finito, e se l’amministrazione vuole davvero dimostrare quel coraggio e quella visione di cui tanto parla, è ora di passare dai discorsi ai fatti.