Rinnovabili e iniziative popolari: il caso Pratobello 24 e le dinamiche legislative in Sardegna

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  In politica regionale, la questione energetica, in particolare quella legata alle rinnovabili, ha assunto un ruolo centrale, portando a scontri e polemiche che toccano non solo i temi tecnici, ma anche quelli legati alla sovranità decisionale del territorio. La proposta di legge popolare "Pratobello 24", sostenuta da quasi 211mila firme, si è inserita in questo contesto come un grido d'allarme contro quella che viene percepita come una "invasione" delle multinazionali dell'energia nel territorio sardo. L'obiettivo della legge è la modifica delle normative urbanistiche per bloccare progetti energetici, in particolare legati all'eolico e al solare, in aree che i promotori ritengono di grande valore paesaggistico e culturale, come quelle attorno a Pratobello. 

  La presidente della Regione Sardegna, Alessandra Todde, durante un recente incontro con la stampa, ha ribadito una posizione ferma: nessuna scorciatoia per questa proposta di legge. "Non ci possono essere scorciatoie nella misura in cui devono essere verificate le firme", ha affermato Todde, sottolineando che la legge dovrà seguire l'iter ordinario delle commissioni, proprio come qualsiasi altra proposta. Un monito, quindi, a chi potrebbe sperare in un passaggio diretto in aula. Questa posizione è stata ribadita anche dal presidente del Consiglio regionale, Piero Comandini, il quale ha aggiunto che la verifica delle firme è un passaggio obbligato.

  "Siamo nella fase di verifica della regolarità delle firme", ha detto Comandini, confermando che, una volta superato questo passaggio, la legge seguirà il normale iter legislativo. Nonostante l'eco popolare dietro l'iniziativa, dunque, la Giunta e il Consiglio stanno rispettando rigorosamente le procedure stabilite. Mentre la proposta di legge "Pratobello 24" fa il suo percorso, la Giunta regionale ha già avviato un dibattito su un disegno di legge (ddl 45) legato alle aree idonee per impianti di energia rinnovabile. Questo ddl è stato accolto con oltre mille emendamenti, tanto da spingere la Giunta a riscrivere buona parte del testo. Uno degli aspetti più rilevanti riguarda la distanza minima tra gli impianti e i siti tutelati: inizialmente fissata a due chilometri, è stata estesa a sette, una misura fortemente restrittiva, come sottolineato dall'assessore all'Industria Emanuele Cani. Un'altra novità significativa riguarda la questione delle fideiussioni, ossia garanzie finanziarie che le società energetiche dovranno fornire all'inizio dei lavori per assicurare lo smantellamento e la bonifica degli impianti una volta terminata la loro vita utile. 

  Questo emendamento rappresenta una tutela fondamentale per il territorio, un modo per garantire che, alla fine dei cicli produttivi degli impianti, le aree non siano lasciate a se stesse, ma vengano ripristinate a dovere. Il malcontento popolare attorno alla gestione delle energie rinnovabili in Sardegna ha portato migliaia di cittadini a manifestare, e il flash mob organizzato dal comitato "Pratobello 24" ha visto una partecipazione massiccia. Tra i presenti, non solo cittadini preoccupati per il futuro del territorio, ma anche diversi sindaci, come Pasquale Mereu, primo cittadino di Orgosolo, che si è posto a capo della protesta. Sulle mura esterne del Consiglio regionale, gli striscioni non hanno lasciato spazio all'ambiguità: "Giù le mani dall'Isola", "Il popolo sardo in marcia contro l'assalto dei potenti". Questi messaggi riflettono un sentimento diffuso di sfiducia nei confronti della classe politica, accusata di non difendere a sufficienza l'interesse del popolo sardo e di piegarsi alle logiche delle grandi multinazionali.

  La questione delle rinnovabili è destinata a rimanere al centro del dibattito politico sardo per molto tempo ancora. Da una parte, c'è la necessità di investire in energie pulite per raggiungere gli obiettivi di neutralità climatica entro il 2050, come previsto dai piani europei. Dall'altra, c'è la resistenza di una parte della popolazione e di alcuni comitati locali, preoccupati per l'impatto ambientale e paesaggistico degli impianti. La battaglia tra il comitato "Pratobello 24" e le istituzioni non è solo una questione di politica energetica, ma anche una lotta per il controllo del territorio, per la salvaguardia delle tradizioni e dell'identità sarda.