No all'accorpamento delle università sarde, impraticabile nella realtà insulare regionale, e al progressivo smantellamento della scuola pubblica che, in particolare a Sassari, subisce continui attacchi che ne impoveriscono qualità e radicamento sul territorio. Lo ha ribadito Luigi Canalis, confermato segretario generale territoriale della Flc-Cgil in conclusione del terzo congresso provinciale della categoria.
Nella sua relazione, Canalis ha richiamato la necessità di un'istruzione aperta a tutti, ad ogni livello, dalla scuola all'università. L'istruzione, ha detto il segretario, non può essere un privilegio riservato ai ricchi, con l'esclusione di fatto dei figli dei ceti più deboli che non possono permettersi di studiare e restando quindi relegati ai margini della società. Migliaia di studenti sardi sono costretti a rinunciare agli studi perché privi di adeguate risorse economiche, ha denunciato.
Altra battaglia annunciata dal riconfermato segretario è la stabilizzazione giuridica e territoriale del personale tecnico-amministrativo e dei docenti nell'università, per garantire la presenza continua e duratura degli insegnanti, troppo condizionata dalle esigenze di un corpo docente in larga parte non residente in Sardegna. E' inoltre dilagante il fenomeno della precarizzazione del lavoro, che sta coinvolgendo anche molti stabilizzati e togliendo ai precari storici le poche occasioni di lavoro.
Si registra inoltre il rischio di un generale peggioramento dei rapporti sindacali coi dirigenti scolastici, trasformati negli ultimi anni in veri e propri burocrati, e il generale aumento di reclami, ricorsi, segnalazioni di irregolarità.Al congresso hanno partecipato anche il segretario regionale della Flc-Cgil Peppino Loddo e, in rappresentanza della Flc nazionale Renato Comanducci, che ha concluso i lavori.
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