Negli ultimi giorni, la disinformazione ha trovato un terreno fertile nelle polemiche che circondano la questione delle energie rinnovabili in Sardegna. La governatrice, con un tono fermo e deciso, ha scelto di affrontare direttamente le accuse e le insinuazioni che circolano, rivolgendosi direttamente al popolo sardo.
"Negli ultimi giorni mi avete scritto e fermato spesso per chiedermi una risposta chiara alle bugie che alcuni, sapendo di mentire, hanno deciso di raccontare contro di me, contro la Giunta e contro la maggioranza che governa la Regione Sardegna," esordisce la governatrice. È un incipit che non lascia spazio a dubbi: siamo di fronte a un atto d'accusa contro coloro che, secondo lei, stanno diffondendo false informazioni per danneggiare non solo la sua immagine, ma anche la credibilità dell’intera Giunta e della maggioranza che la sostiene.
La questione, per quanto tecnica possa sembrare, ha una portata politica e sociale di grande rilievo. Si tratta, infatti, del cosiddetto "Decreto Todde-Draghi", una creatura legislativa che, stando a quanto dichiara la governatrice, non è mai esistita. "Non ho firmato né dato nome ad alcun decreto," ribadisce con forza, rispondendo alle critiche che le vengono mosse. Qui emerge un quadro in cui le responsabilità vengono attribuite in maniera superficiale, senza considerare i reali ruoli e le dinamiche all'interno del governo dell’epoca.
La governatrice non si limita a difendersi; espone con chiarezza i fatti, chiedendo che coloro che la accusano mostrino prove concrete a supporto delle loro affermazioni. Un invito che suona quasi come una sfida in un contesto politico dove la parola "responsabilità" sembra spesso svuotata di significato.
Ma la vera questione che la governatrice vuole portare all’attenzione del popolo sardo è legata all’energia rinnovabile e all’identificazione delle aree idonee per l’installazione di impianti. In questo ambito, la disinformazione diventa particolarmente pericolosa. "Sottovalutare la pericolosità della disinformazione sarebbe un errore," avverte, spiegando come una cattiva informazione possa portare a decisioni sbagliate, con conseguenze potenzialmente disastrose per il territorio e la comunità.
L'articolo 20, comma 7 del D.LGS n.199 del 2021, citato dalla governatrice, è al centro di una disputa interpretativa che, secondo lei, viene manipolata ad arte per generare confusione. La governatrice spiega che l’individuazione delle aree non idonee non può essere fatta in modo generico, ma deve basarsi su criteri precisi e documentati. Un dettaglio tecnico, certo, ma che diventa il fulcro di un dibattito più ampio sulla gestione del territorio e sulle scelte strategiche per il futuro della Sardegna.
In conclusione, la governatrice rivolge un appello all’unità e alla consapevolezza, elementi fondamentali per difendere i diritti e il territorio sardo. "Stiamo uniti, perché solo uniti riusciremo a difendere i nostri diritti e a tutelare il nostro territorio," afferma con forza, chiedendo al popolo sardo di non lasciarsi ingannare da chi, per interessi personali, cerca di dividerlo.
Questo discorso non è solo una difesa personale, ma un manifesto politico che richiama alla responsabilità collettiva e alla necessità di un’informazione corretta, come base per costruire un futuro sostenibile per la Sardegna. E in questo contesto, la governatrice si pone come baluardo contro la disinformazione, determinata a far emergere la verità in un mare di bugie.