Fallimento ZES Unica nel Mezzogiorno: Fitto Sotto Attacco

Silvio Lai
  “Sulla testa del ministro Fitto si susseguono le tempeste, una dopo l’altra.” Così esordisce il deputato Dem della commissione bilancio, Silvio Lai. E come dargli torto? La situazione è desolante. Dopo la lentezza della spesa del PNRR dei ministeri, nonostante gli avvertimenti sull’eccessiva centralizzazione delle modifiche effettuate, esplode in tutta la sua evidenza il fallimento della ZES unica. La comunicazione dell'agenzia delle entrate è chiara: i crediti d’imposta richiesti tra il 12 giugno 2024 e il 12 luglio 2024 ammontano a 9.452.741.120 euro, a fronte di risorse disponibili per soli 1.670 milioni di euro. La percentuale del credito d’imposta effettivamente fruibile è quindi un misero 17,6668%. 

  Questo è un palese fallimento della strategia proposta da Fitto. Invece di focalizzarsi sulle aree industriali connesse ai principali porti con un finanziamento di 1,4 miliardi, si è optato per distribuire 1,6 miliardi su tutto il territorio del mezzogiorno, diluendo le risorse e rendendo i finanziamenti praticamente ininfluenti per un reale stimolo agli investimenti. Una mossa che si è rivelata priva di qualsiasi strategia coerente e strutturata. Per la Sardegna, la situazione è ancora più beffarda. La regione, avendo avviato la struttura ZES solo nel 2023, ha perso la possibilità di finanziare le richieste con la percentuale precedentemente prevista del 45%-60%. Questo significa che le richieste istruite e pronte ad essere finanziate dalla ZES regionale per alcune decine di milioni di euro sono state praticamente annullate. “Anziché incolpare l’agenzia delle entrate che ha solo fatto quanto previsto dalla legge, Fitto dovrebbe chiedere scusa per il gravissimo danno fatto alle regioni del mezzogiorno e alla loro struttura imprenditoriale.” Conclude Lai. E non possiamo che concordare. Le promesse non mantenute e le strategie fallimentari stanno affossando il sud Italia. La responsabilità è chiara e le scuse, per quanto doverose, non risolveranno il danno ormai fatto. Serve una revisione totale delle politiche e delle strategie per evitare che queste "tempeste" continuino a flagellare un territorio già messo a dura prova.