Il 25% delle unità della piccola marineria si dedica alla pesca delle
aragoste e questo 25 per cento di operatori del mare si trova al
centro di una condizione a dir poco curiosa : i regolamenti
comunitari, supportati dalle norme regionali, prevedono che si possono
pescare aragoste la cui taglia minima è di 90 millimetri di lunghezza
dal carapace.
Quelle catturate che non corrispondono a questa misura debbono essere
rigettate in mare. Una misura di protezione del tutto legittima e
anche necessaria in difesa della specie.
Ciò che non appare legittimo e che a gettarle in mare sia lo stesso
pescatore che è uscito al lavoro a notte fonda, con il suo marinaio,
con la sua barca, con il suo carburante, con la sua piccola attività
imprenditoriale.
Questo pescatore dopo aver fatto una quindicina di miglia per
raggiungere le sue nasse, le tira a bordo e può succedere che 14
aragoste sono sotto misura, soltanto 1 è regolamentare.
Le baby debbono finire in mare e quella regolamentare può essere
commercializzata.
La battuta si conclude con un magro bottino che probabilmente non gli
salva neanche le spese vive della sua uscita in mare. Fermo restando
che la tutela del gustoso crostaceo è sacrosanta, è però legittimo
chiedersi perchè Comunità Europea e Regione la pratichino sulle spalle
dei pescatori.
Ci si chiede per quale oscura ragione il pescatore non venga risarcito
di questa sua prestazione in difesa della specie.
Per fare un esempio : se le capitanerie di porto fossero dotate di una
vasca acquario il pescatore potrebbe conferire le baby aragoste alle
quali potrebbe essere corrisposto un prezzo concordato, non certo
quello di mercato, comunque sufficiente a salvargli il lavoro di una
giornata di pesca.
L'autorità marittima potrebbe successivamente rigettare in mare le
aragoste sottotaglia per consentire loro la crescita nel proprio
ambiente marino.
A quel punto sarebbero tutti contenti: Comunità Europea e Regione per
la salvaguardia della specie, il pescatore per aver salvato la
giornata di pesca e il sostentamento della sua famiglia.
Va sottolineato che il 70% delle catture riguarda esemplari di taglia
inferiore a quella minima consentita.
Tra l'altro con questa ipotesi il pescatore non sarebbe tentato dal
nascondere le baby aragoste sotto la barca e smerciarle una volta
portate a terra nel florido mercato "nero" della ristorazione.
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