Santissima Trinità, Cagliari: lo Stato chiede 25 milioni alla Regione. A rischio uno degli ospedali storici della Sardegna

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Lo Stato chiede alla Regione Sardegna 25 milioni di euro per il trasferimento della proprietà dell'ospedale Santissima Trinità di Cagliari. La notizia, riportata da L’Unione Sarda, ha scosso l’ambiente politico e sanitario isolano: in ballo non c'è solo una cifra considerevole, ma il destino di uno dei presidi ospedalieri più importanti della regione, situato nel quartiere di Is Mirrionis e dotato di 343 posti letto ordinari più 37 in day hospital.

L’ospedale, costruito inizialmente come caserma e solo successivamente riconvertito in struttura sanitaria, rappresenta oggi un punto di riferimento per la gestione dei pazienti acuti. Ma già da mesi se ne parla come di un ospedale a rischio chiusura: secondo una relazione del manager della Asl 8, Marcello Tidore, servirebbero almeno 16 milioni di euro per i lavori urgenti da completare entro un anno, pena la chiusura della struttura. In quella stessa relazione, presentata durante le audizioni sulla contestata legge regionale n.40 di riforma sanitaria, Tidore ha sollevato anche il problema della governance, accusando il disegno di legge di voler concentrare potere nelle mani di Ares, creando di fatto «un mostro amministrativo consegnato a un manager con mandato più lungo di quello di un assessore».

Ora, si aggiunge un ulteriore nodo: lo Stato rivendica la proprietà del bene e pretende dalla Regione un corrispettivo per il passaggio. Una richiesta che sembra entrare in rotta di collisione con quanto previsto dallo Statuto speciale della Sardegna, all'articolo 14, che testualmente recita: Articolo 14, Statuto della Regione Sardegna La Regione, nell'ambito del suo territorio, succede nei beni e diritti patrimoniali dello Stato di natura immobiliare e in quelli demaniali, escluso il demanio marittimo. I beni e diritti connessi a servizi di competenza statale ed a monopoli fiscali restano allo Stato, finché duri tale condizione. I beni immobili situati nella Regione, che non sono di proprietà di alcuno, spettano al patrimonio della Regione.

Tra questi rientrano senza dubbio anche i beni destinati a un pubblico servizio, come gli ospedali, che secondo l'articolo 826 del Codice Civile fanno parte del patrimonio indisponibile dello Stato o degli enti locali – dunque non soggetti a libera contrattazione, ma vincolati alla loro funzione pubblica: Art. 826 c.c. Fanno parte del patrimonio indisponibile dello Stato o, rispettivamente, delle provincie e dei comuni, secondo la loro appartenenza, gli edifici destinati a sede di uffici pubblici, con i loro arredi, e gli altri beni destinati a un pubblico servizio.

È legittimo, quindi, che lo Stato chieda alla Regione una cifra simile per un bene che, per legge, dovrebbe già rientrare nella sua disponibilità? La questione giuridica non è affatto secondaria e apre a un confronto istituzionale che potrebbe sfociare anche in un contenzioso. La Regione, da parte sua, rivendica il possesso del bene proprio sulla base dell'articolo 14 dello Statuto, e considera infondata la richiesta dello Stato.

Nel frattempo, lo stesso presidio ospedaliero è stato recentemente al centro di un provvedimento della Giunta regionale, che ha istituito – proprio all’interno del Santissima Trinità – un reparto detentivo ospedaliero con quattro posti letto, destinato ai detenuti che necessitano di cure mediche non urgenti. «Il diritto alla salute è sacrosanto e va garantito anche a chi si trova in stato di reclusione», ha dichiarato l’assessore alla Sanità Armando Bartolazzi, illustrando un progetto che rafforza il ruolo del Santissima Trinità nella rete ospedaliera regionale e nella sanità penitenziaria.

Il paradosso, dunque, è evidente: da una parte si potenzia l’ospedale con nuove funzioni, dall’altra lo si minaccia di chiusura per mancanza di fondi e si impone alla Regione un esborso milionario per formalizzare un passaggio di proprietà che, almeno secondo la normativa vigente, non sarebbe necessario. Resta da capire se la Regione intenda cedere a questa pressione o se farà valere in ogni sede i propri diritti statutari e costituzionali.

Per ora, sul Santissima Trinità si addensa una nube carica di interrogativi politici, giuridici e finanziari. E la certezza che a farne le spese, come spesso accade, potrebbe essere ancora una volta il diritto alla salute dei cittadini sardi.