Beppe Grillo scende in campo contro la presidente della Regione Sardegna, Alessandra Todde, e lo fa con il solito stile: ironico, provocatorio, affilato come un bisturi. "Un inceneritore inaccettabile a Roma, in Sardegna diventa la soluzione perfetta. Un capolavoro!" tuona dal suo blog, lanciando un attacco diretto alla scelta di riavviare il termovalorizzatore di Tossilo, fermo da nove anni e già costato ai contribuenti 45 milioni di euro. Grillo, da sempre paladino del "rifiuti zero", non perdona: la Sardegna, dice, non ha bisogno di inceneritori, ma di un salto avanti nelle politiche di riciclo e di gestione sostenibile dei rifiuti.
Ma Alessandra Todde non è rimasta in silenzio.
Per lei, questa non è stata una decisione ideologica, bensì una scelta obbligata. "Non si poteva fare altrimenti," ha spiegato, precisando che l’impianto rimarrà pubblico e sarà sottoposto a monitoraggi rigorosi. La Todde sa bene che la riapertura di Tossilo è tutt’altro che popolare tra gli ex compagni di movimento, ma insiste sul fatto che lasciare inutilizzati quei 45 milioni avrebbe significato sprecare risorse e aggravare la già critica situazione dei rifiuti in Sardegna.
E qui sta il cuore del conflitto: Grillo difende un’utopia, la Todde combatte con la realtà. Tossilo non è una cattedrale nel deserto, è la prova tangibile di decenni di scelte sbagliate o rimandate. La gestione dei rifiuti in Sardegna non è mai stata un modello virtuoso: impianti di trattamento carenti, discariche quasi al collasso e un sistema che ha sempre faticato a tenere il passo con le promesse dei politici. Certo, si può parlare di raccolta differenziata, ma senza gli strumenti adeguati, anche le buone intenzioni restano sulla carta. E Todde lo sa: per questo ha preso una decisione che non piace, ma che definisce necessaria.
Grillo, dal canto suo, non perde occasione per lanciare un monito al Movimento 5 Stelle: guai a tradire gli ideali fondanti. Ma la sua critica non tiene conto di un fatto semplice e brutale: le emergenze non aspettano. Mentre il fondatore invoca un futuro sostenibile, Todde è costretta a gestire il presente. E il presente non è fatto di sogni ecologici, ma di rifiuti da smaltire.
C’è poi un altro aspetto che rende la vicenda ancora più complessa: la stessa Sardegna, che oggi viene accusata di riaprire inceneritori, ha bloccato il 99% delle aree destinate a nuovi impianti per le energie rinnovabili. Un paradosso che Grillo non si è lasciato sfuggire. "Bloccano le rinnovabili e riaprono gli inceneritori: che idea di futuro è mai questa?" domanda retoricamente. E qui, per quanto si possa non essere d’accordo con lui, è difficile dargli torto.
Todde cammina su una corda sottile. Se da un lato deve difendere la scelta impopolare di Tossilo, dall’altro non può permettersi di essere additata come l’affossatrice della transizione ecologica in Sardegna. Perché è vero che l’inceneritore rappresenta una soluzione temporanea, ma è altrettanto vero che il futuro non può costruirsi sul fuoco dei rifiuti.
Il problema, però, non è solo di Todde o di Grillo. È della Sardegna e delle sue istituzioni, che per troppo tempo hanno navigato a vista, senza una vera strategia per la gestione dei rifiuti. Oggi, Tossilo è diventato il simbolo di questa crisi, un nodo che non si può più sciogliere con le parole. Serve una pianificazione concreta, servono investimenti, servono scelte che guardino oltre l’emergenza.
Ma c’è una lezione più grande in tutto questo. La politica non è fatta solo di ideali, ma di compromessi. Grillo può permettersi di essere utopico, la Todde no. E mentre i due si scontrano, la Sardegna resta sospesa, in bilico tra la promessa di un futuro sostenibile e il peso delle sue contraddizioni.