27 Gennaio. La Giornata della memoria. Il discorso razziale del Duce a Trieste: 18 settembre 1938

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“L’ebraismo mondiale è stato, durante sedici anni, malgrado la nostra politica, un nemico irreconciliabile del Fascismo”: così Mussolini preannunciava a Trieste, in piazza dell’Unità, il 18 settembre 1938 la promulgazione delle leggi razziali (il Regio decreto – Provvedimenti per la difesa della razza italiana – è del 17 novembre 1938). Gli ebrei di Trieste ebbero dunque l’ingrata sorte di assistere alla storica adunata in cui Mussolini annunciò pubblicamente l’avvio della politica antisemita. Presto avrebbero conosciuto la legislazione discriminatoria e persecutoria che il Fascismo riservò agli ebrei in tutto il Paese e che cambiò anche il volto economico e sociale di Trieste. Con l’occupazione tedesca della città dopo l’8 settembre scattarono le retate (la prima è del 9 ottobre 1943) e tra novembre e dicembre la Risiera di San Sabba, complesso di edifici industriali dei primi Novecento, un tempo adibito alla pilatura del riso e poi a caserma, venne trasformato nell’unico campo di sterminio realizzato sul territorio italiano. Una rapida occhiata nel portale sulla Shoah in Italia del Centro di documentazione ebraica contemporanea di Milano – basta avviare una ricerca sul campo di San Sabba come luogo di arresto e detenzione- ci ricorda tristemente i nomi dei deportati, i convogli per i campi di concentramento di Auschwitz e Ravensbrueck… Il discorso completo di Benito Mussolini pronunciato a Trieste il giorno 18 settembre 1938. «È questa, o Triestini e Triestine, la quarta volta che ho la ventura, l'onore e la gioia di rivolgervi la parola. La prima fu nel dicembre del 1918, quando nell'aria della vostra città e nelle vostre anime c'era ancora, visibile e sensibile, la vibrazione del grande evento che si era compiuto con la Vittoria. Tornai nel 1920 e 1921, quando eravamo tormentati dalle questioni di pace mediocre e per alcuni aspetti storta, mentre lo squadrismo triestino ripuliva energicamente ed eroicamente la vostra città dai molti, dai troppi reliquati dell'antico regime. Dopo molti anni torno tra voi e sin dal primo sguardo ho potuto riconoscere il grande poderoso balzo innanzi compiuto dalla vostra, dalla nostra Trieste. Non sono venuto tra voi per rialzare il vostro morale, così come gli stilopennivori d'oltre monte e d'oltre mare hanno scioccamente stampato. Non ne avete bisogno (la folla urla: « No! No! »), perché il vostro morale fu sempre altissimo. Né sono venuto per sottolineare dinanzi agli Italiani gli interessi e i sentimenti della vostra città, perché gli Italiani da parecchie generazioni hanno il nome di Trieste nel cuore. Sono venuto per vedere ciò che avete fatto e per vedere altresì come sia possibile di bruciare rapidamente le tappe per giungere alla meta. Sono venuto per ascoltarvi e per parlarvi. Non ci sono svolte particolari nella storia di Trieste che non siano svolte, fasi, cicli della comune storia della Patria. Quando nel 1866 il giovane Regno d'Italia, alleato militarmente con la Prussia, fermò i suoi confini all'Judrio, sembrò ai superficiali che il destino di Trieste fosse sigillato. Sedici anni dopo Trieste risponde col gesto di Oberdan, mentre l'irredentismo infiammava tutta la gioventù italiana. Nel 1914 la duplice monarchia getta i dadi, tenta la partita suprema: la perde. Quattro lunghì anni di attesa per voi, o Triestini, più lunghi del cinquantennio precedente. Viene la Vittoria. Voi siete ricongiunti politicamente all'Italia, dico politicamente, perché spiritualmente lo foste in ogni tempo. Liquidata questa posizione storica, il vostro retroterra imperiale era in frantumi; ma Trieste riprende animosamente la marcia con il suo spirito d'iniziativa, con le sue tradizioni marinare, con la sua lunga preparazione. Ciò che ha fatto in questo ventennio, Italiani e stranieri possono constatare e devono ammirare. Vent'anni dopo, nel marzo del 1938, si compie un evento fatale, che si delineava già dal 1878, come voi ben sapete. Milioni di uomini lo hanno voluto, nessuno si è opposto. Trieste si trova di fronte ad una nuova situazione, ma Trieste è pronta ad affrontarla e a superarla; Trieste sa che la geografia non è un'opinione e si vendica a lungo andare di coloro che.tale la stimano. Trieste conta sulle sue forze, Trieste non può voltare, non volta, non volterà mai le spalle al suo mare.