C’è un certo orgoglio che Alghero non ha mai smesso di custodire, quello per i suoi figli che, con passione e dedizione, hanno reso grande il nome della città. Questa volta è il turno di Andreino Silanos e Agostino Sanna, due leggende dello sport algherese a cui l’amministrazione ha deciso di intitolare due luoghi simbolici: il piazzale tra via XX Settembre, via Barraccu e via Mazzini sarà dedicato a Silanos, mentre il tratto di pista ciclabile su via Garibaldi porterà il nome di Sanna.
È un riconoscimento che arriva forse tardi, ma con tutto il peso della memoria e del rispetto che queste figure meritano. Due storie diverse, due discipline lontane, ma un unico filo conduttore: la capacità di trasformare lo sport in vita, in riscatto, in esempio.
Chiunque ami la boxe conosce l’odore acre delle palestre di un tempo, il suono dei colpi sui sacchi di sabbia e il sudore che macchia ogni centimetro del pavimento. È qui che è nato Andreino Silanos, un giovane che negli anni ’50 calpestava quel pavimento con una fame che solo i grandi possono capire. All’Accademia Boxe Franco Mulas, dove si allenavano leggende come Tore Burruni, Andreino iniziava a farsi notare: agile, tecnico, ma soprattutto spinto da un cuore che non si arrendeva mai.
Da dilettante, disputò circa cento incontri, vincendone quasi tutti. Nel 1958, arrivò il primo trionfo: il titolo italiano dilettanti, che segnava l’inizio di una carriera destinata a lasciare il segno. Passò al professionismo nel 1961 e, in un’epoca in cui i pugili erano guerrieri che entravano nel ring con storie di sacrificio sulle spalle, Andreino dominò: 21 vittorie consecutive, un record per quegli anni.
Il 1964 fu l’anno che lo consacrò: battendo Alberto Serti, campione europeo, Silanos divenne il primo sardo a vincere un titolo italiano di pugilato. Difese quel titolo con orgoglio, respingendo sfidanti come Mario Sitri. Poi arrivarono le sfide per il titolo europeo, dure come lo sono sempre quando si affrontano i migliori. La sconfitta con Winstone nel 1966 segnò l’inizio della fine, ma non spense mai l’immagine di un campione che entrava nel ring per combattere come pochi sanno fare.
Oggi, quel piazzale che porta il suo nome sarà più di una dedica: sarà un monumento alla tenacia, alla voglia di riscatto, alla bellezza di uno sport che premia chi ha coraggio.
Se Silanos rappresenta il ring, Sanna è l’immagine della strada, di quelle ruote che macinavano chilometri quando le biciclette erano fatte di ferro e sudore. Nato nel 1883, nel cuore di Alghero Vecchia, Agostino Sanna scoprì la passione per il ciclismo in un’epoca in cui lo sport era pionierismo puro, senza sponsor o riflettori.
A 25 anni partecipò alla prima edizione del Giro d’Italia, nel 1909, quando quella che oggi è una delle corse più importanti al mondo era ancora un’avventura per uomini duri. Non si fermò lì: il suo nome comparve in altre due edizioni del Giro e nelle grandi classiche come il Giro di Lombardia. Non era solo un ciclista, però. Quando appese la bicicletta al chiodo, Sanna si trasformò nel motore del ciclismo algherese, organizzando eventi e promuovendo una disciplina che cominciava a conquistare il cuore della gente.
Oggi, la pista ciclabile che porta il suo nome è un ponte tra la sua memoria e il presente, un modo per dire ai giovani che il ciclismo è fatica, sì, ma anche passione, sacrificio e vittoria.
Ricordare Andreino Silanos e Agostino Sanna non è un atto di giustizia, un riconoscimento per chi ha dato tutto se stesso per portare in alto il nome di Alghero.
Sono storie come le loro che insegnano cosa significa amare lo sport: non solo vincere, ma lasciare un segno, ispirare, essere esempio.
Il piazzale e la pista ciclabile diventeranno luoghi di memoria, ma anche di speranza, per una città che ha sempre saputo raccontare storie di uomini e donne straordinari. Alghero, oggi, guarda al passato per costruire il futuro, portando avanti quei valori che Silanos e Sanna hanno incarnato con il sudore, la forza e il cuore.