“Neanche con un fiore”: la responsabilità collettiva contro la violenza di genere

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  L’iniziativa Neanche con un fiore della Polizia locale di Sassari si propone di fare molto più che sensibilizzare i giovani contro la violenza di genere. Parliamo di un percorso che coinvolge oltre 1100 studenti e studentesse di tredici scuole, un progetto che va al cuore di un problema sociale sempre più pressante e che chiama in causa la responsabilità di tutti noi. Questo approccio, che mescola educazione, teatro e dialogo, non è solo una campagna informativa: è un tentativo di far emergere una nuova consapevolezza, quel “sapere cosa fare” che manca spesso nella lotta quotidiana contro la violenza nascosta. I numeri della violenza di genere in Italia parlano chiaro: 90 femminicidi nel 2024, 117 l’anno precedente, e una tendenza che, di incontro in incontro, sembra solo crescere. 

  Ma qual è il significato di questi numeri quando messi davanti a un’aula di giovani che, fino a pochi minuti prima, avevano considerato certi atteggiamenti “normali”? Questo è il valore del progetto, che riesce a scuotere la percezione di comportamenti dati per scontati, e lo fa mettendo in evidenza quegli “allarmi” che sembrano suonare sempre troppo tardi. La violenza, come spiega la psicologa Lenor Walker nel suo “ciclo della violenza”, ha un crescendo lento e insidioso che inizia con gesti apparentemente innocui, quasi amorevoli, ma che si trasformano in schemi ciclici di controllo e sopraffazione. 

  Quando questi concetti vengono messi in scena, come accadrà il 19 novembre al Teatro Verdi con I labirinti del male, diventano improvvisamente chiari per chi li vive indirettamente, come spettatore. Il generale Luciano Garofano, in un incontro che parla di stalking e dinamiche familiari, mostra i lati nascosti della violenza, quegli aspetti che ci sembrano distanti finché non appaiono dietro un amico, un compagno di classe, un conoscente. Ma l’aspetto più significativo di questa campagna risiede forse proprio nel concetto di “responsabilità collettiva”. La Polizia locale invita i giovani non solo a riconoscere la violenza, ma a farsi carico di un ruolo attivo: imparare a riconoscere i segnali, sapere come ascoltare e supportare chi è vittima di violenza e come comportarsi se si trovano accanto a chi agisce in modo abusante. Questa non è solo una battaglia personale, ma un richiamo a ciascuno di noi, e ai giovani in particolare, affinché diventino una rete di sostegno e consapevolezza. 

  La sfida è grande, perché riconoscere i segnali della violenza non significa eliminarla. Ma un progetto come Neanche con un fiore apre una porta su una speranza concreta: trasformare la sensibilizzazione in una cultura del rispetto e dell’attenzione reciproca. Siamo ancora lontani dal poter dire “stop alla violenza di genere”, ma forse, con queste iniziative, possiamo almeno insegnare ai nostri giovani che nessuno deve restare in silenzio.