La verità che emerge dall’omicidio di Francesca Deidda, avvenuto nella tranquillità apparente della casa coniugale, si rivela più amara e complessa di quanto si fosse inizialmente ipotizzato. Igor Sollai, l'uomo accusato di aver ucciso la moglie, non avrebbe agito solo per passioni sbandate o tensioni familiari, ma, stando alle ipotesi investigative, avrebbe avuto ben altro in mente: entrare in possesso della casa coniugale e riscuotere l’assicurazione sulla vita, una cifra non trascurabile di centomila euro.
Da mesi gli inquirenti, coordinati dal pm di Cagliari Marco Cocco, stanno ricostruendo pazientemente la dinamica di quell'efferato omicidio avvenuto nel maggio scorso, proprio mentre Francesca dormiva ignara sul divano di casa. Sul tavolo delle indagini si è aggiunta recentemente una nuova, inquietante ipotesi: la premeditazione. Secondo le ricostruzioni, sembra che Sollai avesse tentato di procurarsi del veleno, una mossa che va oltre le liti coniugali e che getta una luce fosca sulle sue intenzioni.
L’omicidio, dunque, non si riduce a una questione di tradimenti e di rabbie sopite, come si era creduto in un primo momento a causa della relazione extraconiugale di Sollai. Dietro quel gesto, la mano degli investigatori intravede piuttosto il calcolo, la spietatezza di chi intendeva liberarsi della moglie per riscuotere il denaro dell’assicurazione e appropriarsi dell’abitazione comune.
Ma a incrinare definitivamente la versione di Sollai è stata quella che i cronisti definirebbero la “prova regina”: le piantine trovate vicino al cadavere di Francesca Deidda, probabilmente un goffo tentativo di nascondere il corpo. I riscontri hanno confermato che erano state acquistate proprio con la carta di credito di Sollai, una traccia che sembra quasi una firma sul luogo del delitto.
Ora, Sollai resta in carcere dal luglio scorso, sorvegliato da prove che sembrano pesare come macigni.