Michele Misseri torna a parlare del Delitto di Avetrana dopo quattordici anni

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  Via Grazia Deledda 20, teatro dell'omicidio. Sopralluoghi, perquisizioni, sequestri, ricostruzioni, dibattiti, trasmissioni televisive, approfondimenti e interviste ai protagonisti e ai non protagonisti. Ieri, ancora una volta, si è tornato a parlare di questa vicenda e io mi sento tradito ogni volta che si torna a parlare di questo caso, continuando a nutrire un sentimento di rabbia e di sfiducia. 

  Perché alla violenza di una sentenza che sa di punizione, fine pena mai, (anche dietro la colpa) e alle facili opinioni sulla colpevolezza, preferisco la possibilità di redenzione e cambiamento, preferisco una società che investa nella riabilitazione che sulla punizione.

  Perché quando viene a mancare il principio di “al di là di ogni ragionevole dubbio” scelgo l’umanità. Perché quando vedi che alla banalità del male si sceglie la spettacolarizzazione, che sa di soluzione amara di “umana” vendetta che giustizia, certamente non può non toccare profondamente ognuno di noi. Grazia, io scelgo un sentimento di grazia a una sentenza che diventa uno strumento di violenza.