Sassari—Due minuti sospesi tra la vita e la morte, un abisso che si spalanca sotto i piedi e due uomini che non cedono. Due carabinieri, volti segnati dalla tensione, muscoli tesi in uno sforzo estremo. "Non mollare", si ripetono silenziosamente, mentre stringono con forza la cintura di un uomo che ha deciso di abbandonare tutto.
Era una giornata come tante in via Coppino. Una chiamata al 112: "C'è un uomo in pigiama che vaga per strada. Sembra smarrito, il suo sguardo perso nel vuoto". La pattuglia arriva, ma di quell'uomo nessuna traccia. Poi un'altra segnalazione: "È entrato in un palazzo".
Salite le scale, i due militari lo trovano al terzo piano, affacciato al parapetto. Gli parlano con voce calma, cercando di raggiungerlo attraverso il muro del suo silenzio. Ma lui non risponde, gli occhi fissi nel vuoto di dieci metri che lo separano dall'androne.
E all'improvviso, senza un cenno, scavalca il parapetto e si lancia.
Un attimo che sembra eterno. Il primo carabiniere si getta in avanti, lo afferra per un braccio. Il peso dell'uomo lo tira verso il baratro, ma non molla. Il collega si avvicina, riesce ad aggrapparsi alla cintura dei pantaloni. Insieme lottano contro la gravità, contro il destino che sembra già scritto.
Due minuti interminabili. Il corpo del quarantenne penzola nel vuoto, mentre le braccia dei carabinieri tremano sotto lo sforzo. Ma alla fine, con un ultimo slancio, riescono a tirarlo su. Lo adagiano a terra, il respiro affannoso, il cuore che batte all'impazzata.
Nel palazzo c'è un medico che subito presta soccorso. L'uomo è confuso, lo sguardo ancora assente. Arriva l'ambulanza del 118 che lo porta in ospedale. E mentre le sirene si allontanano, le persone presenti ringraziano con sincerità i due militari. Hanno assistito a una lotta contro il tempo, a un gesto di coraggio che ha restituito la vita a un uomo sull'orlo del precipizio.