La critica al corso "Teorie di genere e queer" dell'Università di Sassari ha innescato un acceso dibattito politico, con il deputato della Lega Rossano Sasso in prima linea. Sasso, capogruppo in Commissione Cultura, ha denunciato la presenza di un insegnamento che ritiene ideologico e lontano dai valori tradizionali, chiedendo l'intervento del ministro dell'Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini. Secondo il deputato leghista, il corso tenuto dal professor Federico Zappino promuoverebbe un'agenda “gender” che, a suo avviso, non dovrebbe trovare spazio in un'università pubblica.
Il punto più controverso sollevato da Sasso riguarda l'adozione di testi scritti da Mario Mieli, figura nota per le sue posizioni radicali su sessualità e diritti LGBTQ+. Per Sasso, la scelta di tali letture in un corso universitario è inaccettabile e rappresenta un chiaro allontanamento dai principi educativi che, a suo dire, dovrebbero essere rispettati in un contesto accademico. “Si è davvero oltrepassato ogni limite, ci auguriamo che il ministro intervenga quanto prima”, ha affermato il deputato leghista, aggiungendo che la Lega non intende arretrare nella difesa di quelli che considera i valori fondanti della società?.
L'insegnamento di "Teorie di genere e queer" ha però una sua storia nel contesto accademico, affrontando le dinamiche legate all'identità di genere e alla teoria queer. Questo campo di studi, che ha acquisito importanza a livello internazionale, cerca di esplorare in modo critico le norme sessuali e sociali tradizionali. Per molti, rappresenta un'opportunità per comprendere meglio la diversità umana e i cambiamenti nella percezione dell'identità di genere. Ma per altri, tra cui Sasso, è un approccio che si spinge troppo oltre, proponendo una visione che può risultare difficile da accettare.
L’intervento del deputato si inserisce in una più ampia discussione su cosa debba essere insegnato nelle università e quale ruolo debbano avere le istituzioni politiche nel monitorare i contenuti proposti agli studenti. In un’Italia sempre più divisa su temi come diritti civili e libertà di espressione, la questione del corso di Sassari rappresenta un nuovo fronte di dibattito, dove la libertà accademica si scontra con l’idea di un’educazione che rispetti tradizioni consolidate.
Non è la prima volta che simili polemiche emergono nel contesto politico italiano, soprattutto quando si parla di temi legati alla comunità LGBTQ+. Il dibattito è tutt'altro che chiuso, e le reazioni che ne seguiranno potrebbero dire molto sulla direzione che prenderà la politica culturale e accademica italiana nei prossimi mesi. Per ora, la Lega rimane ferma sulle sue posizioni, promettendo di vigilare sul caso e di non fare passi indietro.