Chioschi aperti tutto l'anno: una soluzione per il turismo o un rischio per l’ambiente?

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  Il tema dei balneari in Sardegna torna al centro del dibattito, questa volta con una mozione presentata dai consiglieri del gruppo Sardegna al centro 20 Venti, tra cui Alberto Urpi, Stefano Tunis e Antonello Peru. La questione è tanto semplice quanto complessa: i balneari sardi, per legge, sono costretti a smontare i chioschi stagionali da ottobre ad aprile, una pratica che non solo comporta costi notevoli, ma penalizza anche l’offerta turistica durante i mesi meno frequentati. La mozione cerca di affrontare un problema che sembra non più sostenibile per il settore. Da un lato, i balneari lamentano le spese e la fatica di smontare e rimontare le strutture ogni anno; dall’altro, il turismo stesso sta cambiando. Come afferma Urpi, la Sardegna non è più una meta esclusivamente estiva: "Cicloturismo, percorsi religiosi e altre attività attirano sempre più visitatori anche nei mesi invernali, ma le spiagge sono senza servizi". 

  La normativa regionale in questione, la legge 45 del 1989, appare ormai superata. "Oggi i tempi sono cambiati", sottolinea anche Stefano Tunis, evidenziando come l’obbligo di smontaggio, oltre a essere un peso economico, rappresenti anche un problema ambientale. L'uso di mezzi pesanti nelle aree costiere per smontare i chioschi può avere un impatto sull'ecosistema fragile delle spiagge, mentre i rifiuti generati da queste operazioni contribuiscono ulteriormente a un circolo vizioso di sprechi. Il cuore del problema, però, non è solo economico o ambientale. Si tratta di una visione più ampia che riguarda la destagionalizzazione del turismo. I centristi propongono di estendere le autorizzazioni demaniali per i chioschi da sei a dodici mesi, permettendo alle strutture di rimanere in piedi tutto l'anno. 

 La speranza è che ciò possa contribuire a un’offerta turistica continua, garantendo servizi ai visitatori anche fuori stagione e dando respiro a un settore che troppo spesso vive nell’incertezza, tra normative rigide e direttive europee come la Bolkestein, che dal 2025 obbligherà a gare pubbliche per le concessioni balneari. Ma questa proposta incontra anche delle perplessità. Se da una parte si chiede una flessibilità maggiore per i balneari, dall’altra rimane aperta la questione della tutela paesaggistica e ambientale. La Sardegna, con le sue spiagge incontaminate, rappresenta un patrimonio unico che deve essere preservato, e l’equilibrio tra sviluppo economico e salvaguardia ambientale non è facile da mantenere. L’allungamento delle concessioni rischia di portare a una presenza costante di strutture sulle spiagge, con il pericolo di impatti negativi a lungo termine sull’ambiente. Le scelte sono due: favorire un comparto economico in difficoltà e allungare la stagione turistica oppure rischiare di compromettere la bellezza naturale che attira ogni anno migliaia di visitatori. La mozione presentata rappresenta un tentativo di rispondere a questa domanda, ma sarà fondamentale capire come si intende bilanciare queste due esigenze in un contesto sempre più complesso.