La campanella ha suonato, come ogni mattina, nell’Istituto Maccioni Deledda di Nuoro. Ma oggi, il banco di Francesco Gleboni, dieci anni appena, è rimasto vuoto per il secondo giorno. Un vuoto che pesa come un macigno, un vuoto che parla più forte di qualsiasi parola. I suoi compagni, i maestri, la preside – tutti sapevano che Francesco non sarebbe tornato. Eppure, speravano ancora di vederlo entrare dalla porta, sorridente, con i suoi occhi pieni di vita.
Francesco non tornerà più. Il padre, Roberto Gleboni, ha spento quella vita insieme a quella della mamma e della sorella di Francesco in un gesto che nessuno potrà mai spiegare davvero. Quel banco vuoto è ora il simbolo di un'infanzia interrotta, di un futuro strappato via troppo presto.
La preside, Graziella Monni, ha affidato a Facebook le sue parole di dolore: "Sgomenti con il cuore a pezzi. Francesco amore nostro." Sono parole che risuonano come un grido d’impotenza, di incredulità, perché come si può accettare che un bambino così dolce, tranquillo, corretto con tutti sia stato strappato alla vita da chi avrebbe dovuto proteggerlo?
I compagni di Francesco stanno cercando di elaborare il dolore a modo loro. Sul suo banco hanno lasciato piccole letterine, disegni, messaggi che cercano di mantenere vivo il ricordo di un amico che non tornerà mai più. Hanno chiesto perché, hanno pianto, hanno provato a capire. Ma come si può spiegare a dei bambini che l'amore si è trasformato in tragedia?
Immaginate quegli occhi, pieni di lacrime, mentre cercano di dare un senso all’inspiegabile. E immaginate il vuoto che si allarga in quella classe, che non sarà mai più la stessa, perché Francesco non sarà lì a dividere un sorriso, una risata, una piccola avventura quotidiana.
Oggi quel banco vuoto ci parla. Ci parla di una vita spezzata, di un sogno infranto, di un bambino che non potrà mai crescere. Ci chiede di non dimenticare, di stare vicini a chi è rimasto, a quel fratello che ha visto tutto, alla madre anziana che lotta per sopravvivere, agli amici che dovranno imparare troppo presto il significato del dolore.
Che la terra ti sia lieve, piccolo Francesco. Il vuoto che lasci non sarà mai riempito, ma il tuo ricordo continuerà a vivere nei cuori di chi ti ha conosciuto e amato. E noi, tutti noi, dobbiamo fare in modo che il tuo banco, seppur vuoto, non resti mai senza il calore di un pensiero, di un gesto d’affetto, di un abbraccio che non è stato dato.