Lingua Blu: La Sardegna abbandonata a se stessa

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  La Sardegna brucia. Non è un fuoco che si vede, ma uno strazio che si sente, che si consuma silenziosamente tra le colline e le valli dove gli ovili si trasformano in cimiteri. È la lingua blu, una malattia che sta dilagando con ferocia tra gli allevamenti ovini dell'isola, senza trovare ostacoli, senza incontrare resistenze. La Sardegna è sola, lasciata a combattere una battaglia che forse non può vincere. A denunciare la gravità della situazione è Coldiretti, che lancia un grido di dolore e accusa. "Centinaia di casi conclamati, altri in fase di accertamento", dicono. 

  Ma non sono solo numeri, sono vite, sono greggi intere che scompaiono, che si perdono in un silenzio assordante. I focolai si moltiplicano, si estendono in ogni angolo della regione, dal Cagliaritano all'Oristanese, fino alla Gallura. Il virus non si ferma, non conosce confini, e ogni giorno lascia dietro di sé nuove rovine. Ma la rabbia non è solo per la malattia. È per l'indifferenza, per l'immobilismo di chi doveva agire e non l'ha fatto. La Regione è sotto accusa. Dove erano i vaccini, si chiede Coldiretti? Dove gli antiparassitari? Le richieste erano state fatte, le sollecitazioni erano state chiare, ma nulla si è mosso. E ora gli allevatori pagano il prezzo più alto. In particolare, il Cagliaritano è tra le zone più colpite. La lingua blu ha infettato gli allevamenti dal Sulcis all'Iglesiente, dal Campidano al Sarrabus-Gerrei, senza tregua. E non è diversa la situazione nell'Oristanese, dove le terre da Ghilarza a Cuglieri vedono il virus dilagare, mietendo vittime tra le greggi. 

  Anche la provincia di Nuoro non è stata risparmiata, con casi già ampiamente diffusi in Baronia e in Ogliastra. Il nord Sardegna, e in particolare la Gallura, vede non solo il settore ovino in ginocchio, ma anche quello bovino, bloccato dalle restrizioni imposte per arginare l'epidemia. Eppure, tutto questo poteva essere evitato, o almeno contenuto, se solo si fosse agito in tempo. Coldiretti ha chiesto vaccini, ha chiesto aiuti. Ma la risposta è stata il silenzio. E ora, quel silenzio pesa come un macigno. La Sardegna si ritrova sola, ad affrontare una crisi che rischia di mettere in ginocchio non solo gli allevatori, ma un’intera economia, un’intera cultura, un’intera isola. Il dolore si mescola alla rabbia, la paura si trasforma in disperazione. E in questo scenario di desolazione, la domanda rimane una sola: chi salverà la Sardegna?