Nella complessa realtà dell’agricoltura e dell’allevamento, ogni decisione normativa ha un impatto diretto e significativo sulle aziende che operano sul territorio. Lo sa bene l’Assessore Gian Franco Satta, che ha recentemente accolto con soddisfazione le modifiche introdotte dal Decreto interministeriale del 2 agosto scorso, il quale ha rivisto i criteri di accesso agli aiuti per la riduzione dell’antimicrobico resistenza e il benessere animale. Ma se da un lato le novità portano sollievo, dall’altro restano delle ombre che meritano attenzione.
La modifica al Decreto ministeriale del 23 dicembre 2022 rappresenta una svolta per gli allevatori italiani, in particolare quelli sardi, che erano stati penalizzati dall’applicazione della Mediana regionale come criterio per la concessione degli aiuti previsti dall’Eco-schema 1, livello 1. Questo sistema, ideato per ridurre l’utilizzo di antimicrobici negli allevamenti, aveva finito per creare più problemi che benefici, soprattutto in regioni come la Sardegna, dove l’allevamento allo stato semi-brado riduce naturalmente il ricorso a farmaci veterinari rispetto agli allevamenti intensivi del Nord Italia.
Il nuovo Decreto, invece, abbandona la Mediana regionale in favore di un valore soglia unico nazionale per ciascuna specie produttiva.
Un cambiamento significativo che eleva i valori soglia, permettendo a un maggior numero di aziende di accedere agli aiuti. Ad esempio, per gli ovini da latte, la soglia è stata innalzata a 0,7; per i caprini da latte a 1, e per i bovini da latte a 3. Ma non è solo una questione di numeri: il Decreto consente anche alle aziende che superano questi valori di accedere comunque agli aiuti, purché dimostrino una riduzione dell’uso di antimicrobici di almeno il 10% rispetto al 2022.
L’Assessore Satta, con il pragmatismo che lo contraddistingue, ha sottolineato come questo sia un "importante risultato" per le aziende sarde, che ora potranno richiedere i contributi con maggiore facilità. Tuttavia, non si è lasciato sfuggire le perplessità che ancora permangono. "Restano però delle perplessità sul superamento delle criticità che potrebbero verificarsi in presenza di alcuni casi limite," ha dichiarato, evidenziando come situazioni eccezionali, come la diffusione di una malattia in un allevamento che storicamente non ha fatto uso di antibiotici, potrebbero mettere a rischio l’accesso ai contributi.
Questa preoccupazione non è solo teorica.
L’Assessore ha infatti già richiesto i dati aggregati sull’utilizzo dei farmaci al Servizio di sanità pubblica veterinaria e sicurezza alimentare per condurre simulazioni concrete. La sua intenzione è chiara: monitorare attentamente l’applicazione dei nuovi criteri, per garantire che siano effettivamente equi e che tengano conto delle diverse realtà territoriali. E se necessario, sensibilizzare i Ministeri competenti per ottenere deroghe in presenza di eventi eccezionali.
In un settore come quello dell’agricoltura e dell’allevamento, dove l’equilibrio tra sostenibilità e produttività è delicato, queste modifiche rappresentano un passo avanti. Ma come spesso accade, la realtà sul campo è più complessa delle intenzioni normative. Ed è qui che la politica regionale, con il suo ruolo di mediatore tra le esigenze locali e le decisioni centrali, deve continuare a vigilare e intervenire, affinché nessuna azienda venga lasciata indietro.
L’auspicio dell’Assessore Satta è che queste modifiche possano effettivamente rappresentare un sollievo per le aziende sarde, ma resta la consapevolezza che il percorso verso una gestione ottimale dell’antimicrobico resistenza e del benessere animale è ancora lungo e pieno di sfide. E che solo con un monitoraggio costante e un dialogo aperto con i Ministeri sarà possibile garantire che queste misure portino i benefici sperati, senza sacrificare le peculiarità e le esigenze specifiche di ogni territorio.