Monastir: Migrante armato di coltello semina il panico nel centro di accoglienza

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  Non si ferma la spirale di violenza che scuote i centri di accoglienza in Italia, e questa volta il teatro della paura è Monastir, vicino a Cagliari. Un 30enne della Costa d’Avorio, ospite del Centro di accoglienza straordinaria, ha dato in escandescenze dopo che gli è stata notificata la bocciatura della sua richiesta di protezione internazionale. La rabbia ha preso il sopravvento, trasformando quel luogo in una zona di guerra. Armato di coltello, il migrante ha iniziato a minacciare gli operatori del centro. La furia incontrollata lo ha portato a salire al terzo piano della struttura, dove ha trovato un altro ospite, anche lui migrante, che ha avuto la sfortuna di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. Sotto la minaccia della lama, l'ivoriano ha rapinato il malcapitato del suo cellulare. 

  Ma la follia non si è fermata qui: il 30enne si è barricato in una stanza, continuando a minacciare con il coltello le altre persone presenti, seminando il panico. Solo l'intervento degli agenti della squadra volante ha evitato che la situazione degenerasse ulteriormente. Dopo un tentativo di fuga, l’uomo è stato finalmente disarmato e bloccato, per poi essere portato nel carcere di Uta. Le accuse a suo carico sono pesantissime: rapina, minacce, lesioni e resistenza a pubblico ufficiale. Questo ennesimo episodio di violenza solleva interrogativi che non possiamo più ignorare. I centri di accoglienza, nati con l'intento di dare rifugio a chi scappa da situazioni di pericolo, si trasformano sempre più spesso in polveriere pronte a esplodere. E mentre si continua a parlare di integrazione, la realtà racconta storie ben diverse. Chi paga il prezzo di queste politiche fallimentari sono, come sempre, gli operatori e i cittadini, costretti a vivere in un clima di insicurezza e paura.