Tragedia nelle campagne di Siapiccia: agricoltore stroncato da un infarto mentre controllava i suoi terreni

-
  Un’altra tragedia si è consumata nelle campagne sarde, dove il lavoro e l’amore per la terra si intrecciano con i rischi quotidiani della vita rurale. Nella notte, un uomo di 68 anni è stato trovato senza vita su una piattaforma costruita su un albero, da cui stava controllando i suoi terreni a Siapiccia, in provincia di Oristano. La causa della morte è stata un infarto improvviso, che lo ha colto mentre vigilava sulla sua proprietà. Inizialmente, si era ipotizzato che l'uomo fosse impegnato in una posta al cinghiale, una pratica che in questo periodo vede numerosi cacciatori coinvolti nell’abbattimento controllato degli animali, autorizzati dalla task force regionale nella lotta contro la peste suina. 

  Ma la verità è emersa poco dopo: l’uomo non era lì per cacciare, ma semplicemente per fare quello che aveva fatto tante altre volte – prendersi cura dei suoi terreni, una responsabilità che sentiva profondamente, come molti agricoltori sardi. Il dramma si è rivelato quando i familiari, preoccupati per il mancato rientro a casa, sono andati a cercarlo. Il corpo senza vita dell'uomo è stato trovato sulla piattaforma, un luogo che conosceva bene e che era parte della sua routine. Nonostante l’immediata chiamata ai soccorsi, con l’arrivo dei carabinieri, del 118 e dei vigili del fuoco, per lui non c’era più nulla da fare. Questa tragedia ci ricorda una verità spesso dimenticata nelle narrazioni moderne: la vita rurale, fatta di lavoro duro e di un legame profondo con la terra, porta con sé rischi che, a volte, si rivelano fatali. In un mondo dove la tecnologia sembra promettere soluzioni a ogni problema, gli agricoltori restano legati a ritmi e pericoli antichi, che non possono essere eliminati con un’app o con una macchina automatica. 

  L’uomo di Siapiccia era uno di quei tanti eroi silenziosi, che vivono per la loro terra, per quella fatica che non conosce orari e che non si ferma neanche di fronte all’età avanzata. Il suo cuore ha ceduto mentre svolgeva un compito che sentiva come un dovere, una missione che va oltre il semplice lavoro, diventando parte dell’identità di chi la vive. Questa morte solitaria su una piattaforma in mezzo ai campi ci parla anche di un’altra realtà: la solitudine degli agricoltori, spesso dimenticati dalle grandi città e dalle istituzioni. La loro vita è fatta di sacrifici che pochi comprendono e che, troppo spesso, si concludono in tragedie come questa, lontano dagli occhi di una società che sembra aver perso il contatto con le sue radici. Il rischio è che queste storie, questi uomini, vengano dimenticati, ridotti a semplici notizie di cronaca nera. Ma non dobbiamo permettere che accada. 

  Dobbiamo ricordare che dietro ogni uomo che muore nei campi c’è una storia di dedizione, di amore per una terra che, pur nelle sue difficoltà, rappresenta tutto ciò che di più vero e prezioso abbiamo. La morte dell’uomo di Siapiccia ci invita a riflettere sulla fragilità della vita e sul valore del lavoro agricolo, un mestiere antico e nobile che, nonostante tutto, resta alla base della nostra società. Non possiamo che rendere omaggio a chi, come lui, ha dedicato la propria esistenza a una causa tanto grande e tanto spesso trascurata. E dobbiamo farlo con il rispetto che merita chi, fino all’ultimo respiro, ha scelto di restare fedele alla propria terra.