Gabriele Piroddi, 24 anni, un ragazzo di Perdasdefogu con tutta la vita davanti, ha trovato la morte in modo brutale e improvviso. Folgorato mentre eseguiva un lavoro di manutenzione all'interno di una cabina dell'Enel a Girasole, nell'Ogliastra. Un altro giovane strappato alla sua famiglia, alla sua comunità, alle sue speranze. Una vita spezzata in un attimo, in un luogo dove si sarebbe dovuto sentire sicuro.
«Una nuova morte bianca», ha commentato l’assessore all'Industria Emanuele Cani, con una frase che pesa come un macigno. Perché ogni volta che un lavoratore perde la vita sul posto di lavoro, si rinnova un dolore collettivo, si riapre una ferita che sembra non volersi mai rimarginare.
E in quel «ancora una volta» c'è tutta l'amarezza di chi sa che queste tragedie sono troppo frequenti, di chi è consapevole che la sicurezza nei luoghi di lavoro è ancora una conquista lontana.
Gabriele era conosciuto e amato nella sua comunità. Un giovane che, come tanti altri, aveva probabilmente dei sogni, delle ambizioni, e una quotidianità fatta di gesti semplici e di affetti sinceri. Ma la sua vita è stata interrotta da un destino che forse poteva essere evitato. L'assessore Cani ha espresso il suo cordoglio a nome di tutta la Giunta Regionale, un gesto doveroso, ma che non può colmare il vuoto lasciato da Gabriele.
La sicurezza sul lavoro non può essere un tema che riaffiora solo quando accadono tragedie come questa. Deve essere una priorità costante, un impegno quotidiano per evitare che altri giovani, altri padri, altri mariti, non facciano ritorno a casa.
Gli incidenti sul lavoro sono una piaga che colpisce non solo le vittime, ma anche le loro famiglie, i loro amici, la comunità intera.
Il dramma di Gabriele Piroddi ci ricorda che dietro ogni numero, dietro ogni statistica, c'è una persona, una storia, una vita che si spegne. E che è nostro dovere fare tutto il possibile perché queste vite siano protette, perché il lavoro, che dovrebbe essere fonte di dignità e realizzazione, non si trasformi mai in un campo minato.
Mentre la comunità di Perdasdefogu si stringe intorno alla famiglia di Gabriele, resta l’urgenza di un cambiamento profondo, che vada oltre le parole di cordoglio. Perché nessuno dovrebbe mai rischiare la vita semplicemente facendo il proprio lavoro.