Il Governo nazionale impugna davanti alla Corte costituzionale la legge regionale sarda sulla moratoria degli impianti produttivi di energia da fonti rinnovabili

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  Come ampiamente previsto, il Governo Meloni ha impugnato la legge regionale sarda, fortemente voluta dalla Presidente della Regione Alessandra Todde, sulla moratoria degli impianti produttivi di energia da fonti rinnovabili. Il Consiglio dei Ministri, nella seduta n. 91 del 7 agosto 2024, ha, infatti, deciso di impugnare davanti alla Corte costituzionale per conflitto di attribuzioni (art. 127 Cost.) la legge regionale Sardegna 3 luglio 2024, n. 5 “Misure urgenti per la salvaguardia del paesaggio e dei beni paesaggistici e ambientali”, comportante una sostanziale moratoria della realizzazione di impianti produttivi di energia da fonti rinnovabili, “in quanto talune disposizioni in materia di energia da fonti rinnovabili, eccedendo dalle competenze statutarie e ponendosi in contrasto con la normativa statale ed europea, violano gli articoli 3, 41 e 117, primo e terzo comma, della Costituzione”. 

  Il Governo ha anche chiesto alla Corte costituzionale la sospensione in via cautelare dell’art. 3 della legge regionale impugnata (quello della moratoria). Al di là degli strali della Presidente Todde, anch’essi prevedibili, l’impugnativa era ampiamente prevista ed è ragionevolmente ipotizzabile anche l’esito del giudizio davanti alla Corte costituzionale, come ampiamente evidenziato in sede di audizione presso le Commissioni consiliari istruttorie, in numerose occasioni pubbliche, nonchè in parecchi frangenti sui mezzi d’informazione. In particolare, è stato ripetutamente segnalato il pur noto art. 20, comma 6°, del decreto legislativo n. 199/2021, secondo cui “nelle more dell'individuazione delle aree idonee, non possono essere disposte moratorie ovvero sospensioni dei termini dei procedimenti di autorizzazione”.

  La giurisprudenza costituzionale è stata estremamente chiara nell’attribuire allo Stato l’emanazione dei principi fondamentali della materia “energia”, fra cui le disposizioni in materia di individuazione di aree idonee e non idonee per l’ubicazione degli impianti, la predisposizione di un’autorizzazione unica per la costruzione e l’esercizio dei medesimi impianti, previa intesa in sede di Conferenza Stato – Regioni – Province autonome (vds. sentenza Corte cost. n. 27/2023; sentenza Corte cost. n. 11/2022; sentenza Corte cost. n. 177/2021; sentenza Corte cost. n. 106/2020). In particolare, lo Stato “attraverso la disciplina delle procedure per l’autorizzazione degli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili, ha introdotto princìpi che … non tollerano eccezioni sull’intero territorio nazionale” (sentenze n. 286 del 2019, n. 69 del 2018 e n. 99 del 2012; nello stesso senso, sentenza n. 177 del 2021)”. L’unica cosa sensata, a questo punto, per evitare il dilagare della speculazione energetica nell’Isola consiste nell’elaborare e approvare rapidamente la legge regionale sulle c.d. aree idonee e inidonee all’ubicazione di impianti di produzione energetica da fonti rinnovabili prevista dal D.M. Ambiente 21 giugno 2024 (Disciplina per l’individuazione di superfici e aree idonee per l’installazione di impianti a fonti rinnovabili), emanato previa intesa con le Regioni e le Province autonome.