Miniere e materie rare: Il Governo scippa le competenze alla Sardegna

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  In un colpo di mano degno dei migliori strateghi, il governo Meloni ha approvato un decreto che di fatto cancella la competenza primaria della Regione Sardegna sul settore minerario. Una decisione che ha suscitato forti polemiche e preoccupazioni, non solo per l’autonomia regionale, ma anche per l’impatto sulle comunità locali. Il decreto legge, varato il 20 giugno 2024, è ufficialmente volto a rilanciare il settore minerario italiano in conformità con gli standard europei, semplificando le procedure per l’estrazione e il riciclo di materie prime critiche. Tuttavia, nascosto tra le pieghe di questo dispositivo legislativo, vi è una clausola che consente al governo centrale di gestire direttamente le concessioni minerarie, inclusi i giacimenti situati in regioni a statuto speciale come la Sardegna. 

  La Sardegna, ricca di risorse minerarie come il caolino, la fluorite e le terre rare, è particolarmente colpita da questa mossa. La regione ha storicamente avuto il controllo primario sulle sue risorse naturali, come sancito dall’articolo 3 dello Statuto Speciale. Ora, però, questa autonomia viene minata dall'inclusione della Sardegna sotto le nuove norme nazionali, giustificata con la necessità di una “riforma economica e sociale” di portata nazionale. Il Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha sottolineato che il provvedimento mira a ridurre i tempi burocratici per l’apertura e la gestione delle miniere, passando dagli attuali 9-12 anni a soli 18 mesi per l’estrazione e 10 mesi per il riciclo. Questo cambiamento è visto come un tentativo di rendere l’Italia meno dipendente dai mercati esteri per le materie prime critiche, indispensabili per l’industria tecnologica e la transizione ecologica. Nonostante le motivazioni ufficiali, le critiche non si sono fatte attendere. Gli oppositori del decreto sostengono che esso rappresenta un attacco all’autonomia regionale e un tentativo di centralizzare ulteriormente il controllo delle risorse naturali.

  La Regione Sardegna, se non impugnerà il decreto, rischia di vedere ridotta la sua capacità di gestire autonomamente il proprio patrimonio minerario, con potenziali ripercussioni economiche e sociali significative. Nei prossimi mesi, sarà cruciale osservare come la Regione risponderà a questa sfida e quali saranno gli sviluppi nel rapporto tra governo centrale e autonomie regionali.