Invasione solare: Quando la Cina mette radici metalliche in Sardegna

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  Ah, la Cina compra la Sardegna! Lo scenario suona come un eco distante della marcia di un esercito di terra cotta verso l'isola del Mediterraneo, non per conquistare territori al suono di tamburi, ma per piantare, invece, un immenso giardino di pannelli solari. 

  E voilà, ecco a voi il "Grande Parco Fotovoltaico" d'Europa. Nel dettaglio, la Chint, colosso fotovoltaico della Repubblica Popolare Cinese, si è impadronita di quasi mille ettari di terra sarda, nel Sud dell'isola, tra Guspini e San Nicolò d'Arcidano. Una vendita avvenuta sotto il naso delle autorità italiane, con un sorrisetto compiaciuto di chi ha appena fatto un affare da capogiro. 

  La cifra? Una miseria, giusto 7,2 miliardi di euro, con pagamenti dilazionati nel tempo come fosse una rateizzazione di un frigorifero. L'affare non è soltanto una semplice transazione commerciale, ma un vero e proprio atto di colonizzazione energetica, una sorta di "impero del sole" che non sorride certo ai romantici tramonti sardi. L'affare ha fatto storcere il naso a più di un pastore e a qualche politico locale, preoccupati per le possibili conseguenze sul paesaggio e sul patrimonio archeologico dell'isola. Infatti, il progetto impatterebbe su aree di notevole valore storico e naturale, suscitando il malcontento di chi ancora crede che la Sardegna debba rimanere un luogo di bellezze naturali e non un distretto industriale all'ombra delle pale eoliche o dei pannelli solari. Ma aspettate, c'è di più! La questione non è solo ambientale, ma profondamente politica. 

  La Chint, dal 1995, non è solo un'azienda, ma una "sezione generale" del Partito Comunista Cinese. Sì, avete letto bene. Non stiamo parlando di un'azienda qualsiasi, ma di un braccio economico del partito al potere in Cina, che ha deciso di spostare un pezzo del suo impero economico in terra sarda. E mentre i sardi si interrogano sul futuro, il mondo politico e ambientalista locale si divide tra chi vede nell'invasione cinese un'opportunità per lo sviluppo economico e chi, invece, teme che la Sardegna possa perdere la sua anima tra i fili d'acciaio dei pannelli solari. 

  La politica locale ora si arrovella su come gestire questa invasione pacifica ma pervasiva, e i cinesi, con la loro solita lungimiranza, si preparano già a raccogliere i frutti di questo nuovo, lucrativo, solare impero. Ah, la modernità! Arriva come un bulldozer, e prima che tu possa dire "Jack Robinson", ti ritrovi a vivere in un nuovo mondo, lucido come un pannello fotovoltaico e freddo come il cuore di chi ha pensato che fosse una buona idea piantare una foresta di siliconi in uno dei pochi paradisi naturali rimasti in Europa.